‘NDRANGHETA: PM CISTERNA, ALLE COSCHE PIACE IL FEDERALISMO
MAGISTRATO DNA,AVVANTAGGIATE SE NON DECIDE MINISTRO MA ASSESSORE (ANSA) – ROMA, 18 NOV – ”Con il federalismo e i centri di spesa a livello locale le cosche hanno a portata di mano non solo la politica ma anche l’amministrazione”.Lo sostiene in un servizio che sara’ pubblicato dall’Espresso Alberto Cisterna, il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia che sta seguendo gli sviluppi delle inchieste di Milano e Reggio Calabria sulla penetrazione della ‘ndrangheta in Lombardia, ma nel suo ragionamento allarga lo sguardo alla strategia che sembra unire la criminalità organizzata. ”Il disegno federalista risale per Cosa nostra al periodo anteriore alle stragi del 1992. Anche in Calabria alcuni clan vennero accoppiati a movimenti autonomisti locali. Il loro obiettivo è elementare: se a decidere non è più il ministro della Sanità ma l’assessore è chiaro che questo li avvantaggia. Riduce il braccio: li possono raggiungere e minacciare sul loro territorio e non hanno più bisogno del referente nel governo di Roma”. E questo, stando alle indagini, è colpa anche del sistema elettorale: ”Paradossalmente la peggiore legge elettorale che il Paese abbia mai avuto è la migliore per quanto riguarda il contrasto alle infiltrazioni nelle politiche nazionali: candidare alle Camere soggetti vicini alla criminalità organizzata è diventato più difficile”. Una situazione che ha spinto Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta a concentrarsi sulle elezioni locali: ”Tutta la tensione applicativa delle cosche si è scaricata sul sistema federale, che sta diventando un sistema finanziario federale in cui le risorse verranno sempre più gestire a livello locale: ad esempio per il federalismo demaniale c’è il rischio che molti beni messi in vendita vengano acquistati sul territorio con il concorso degli enti locali collusi dai mafiosi”.Federalismo e business rischiano di intrecciarsi, in un meccanismo perverso che – senza forti controlli – potrebbe autoalimentarsi: «I mafiosi hanno talmente tanto denaro che il loro problema è investirlo direttamente, evitando i costi alti del riciclaggio: vogliono fare gli imprenditori, con le carte in regola. Comprendo che dopo aver regolarizzato all’estero 100 miliardi di euro grazie allo scudo fiscale, questo è un Paese che potrebbe diventare mafioso senza accorgersene: rischia di finire in mano a una fortissima partecipazione economica mafiosa, che non mostrerebbe la sua origine. Sarebbe il peggio del peggio: combatteremmo contro un nemico invisibile perché assolutamente integrato nel sistema”.
LINK:
Nessun commento:
Posta un commento