Intervista a Di Matteo che ha partecipato all'attentato in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. Come ritorsione per il suo pentimento la mafia ha ucciso e sciolto nell'acido il figlio.
E' stato il primo pentito della strage di Capaci. Il primo a presentarsi davanti ai magistrati per fare i nomi degli esecutori e dei mandanti dell'attentato in cui morirono nel 1992 il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta.
Santino Di Matteo è l'uomo che si era occupato di portare il tritolo nel tratto di austrada che collega l'aeroporto di Punta Raisi con Palermo. Dal 2002 è tornato libero e vive ad Altofonte, paese in provincia del capoluogo lombardo.
"Oggi mi sento una persona normalissima", dice in un'intervista a SkyTG24. Quando lo si mette davanti al ricordo delle vittime spiega: "Purtroppo in quel momento era in atto una guerra, quella di Riina non era mafia ma terrorismo". E oggi? Secondo Di Matteo manca poco alla cattura di Matteo Messina Denaro, ritenuto dagli inquirenti l'erede dei Bernado Provenzano a capo di Cosa nostra.
L'ex boss preferisce non parlare delle ultime rivelazioni di Massimo Ciancimino sui rapporti tra stato e mafia. Ma rievoca la vicenda dolorosa del figlio Giuseppe strangolato e poi sciolto nell'acido da Giovanni Brusca per vendetta. "Brusca? Se dovessi incontrarlo gli darei dei 'bacetti'" dice, usando un'espressione di stampo mafioso.
Santino Di Matteo è l'uomo che si era occupato di portare il tritolo nel tratto di austrada che collega l'aeroporto di Punta Raisi con Palermo. Dal 2002 è tornato libero e vive ad Altofonte, paese in provincia del capoluogo lombardo.
"Oggi mi sento una persona normalissima", dice in un'intervista a SkyTG24. Quando lo si mette davanti al ricordo delle vittime spiega: "Purtroppo in quel momento era in atto una guerra, quella di Riina non era mafia ma terrorismo". E oggi? Secondo Di Matteo manca poco alla cattura di Matteo Messina Denaro, ritenuto dagli inquirenti l'erede dei Bernado Provenzano a capo di Cosa nostra.
L'ex boss preferisce non parlare delle ultime rivelazioni di Massimo Ciancimino sui rapporti tra stato e mafia. Ma rievoca la vicenda dolorosa del figlio Giuseppe strangolato e poi sciolto nell'acido da Giovanni Brusca per vendetta. "Brusca? Se dovessi incontrarlo gli darei dei 'bacetti'" dice, usando un'espressione di stampo mafioso.
LINK (Guarda il video!):
Nessun commento:
Posta un commento