Nicola Gratteri a Crotone incontra gli studenti
Ci sono appuntamenti speciali che, soprattutto agli adolescenti, fanno battere il cuore. Sono eccitanti come dei veri appuntamenti d’amore, quello intenso che si prova nei confronti della vita quando si è molto giovani. Appuntamenti così i ragazzi li condividono solo con la loro dolce metà oppure con chi rappresenta la parte migliore della propria terra, chi ne è l’orgoglio. Entusiasmano perché capaci di riscattare dalla mediocrità in cui si trascorre la maggior parte del tempo e danno la spinta a credere anche in quelle battaglie che quotidianamente sembrano impossibili.
Nicola Gratteri |
Giovedì 11 novembre gli studenti del liceo scientifico ‘Filolao’ di Crotone al loro appuntamento ‘speciale’ nell’auditorium si sono presentati in anticipo, hanno occupato tutti i posti a sedere ed ogni angolo libero, hanno aspettato impazienti ed eccitati il loro ospite, quando è entrato nell’auditorium del liceo si sono alzati tutti in piedi a battere forte le mani, il più forte possibile, per far sentire quanto è forte il desiderio di legalità, il sogno di un futuro migliore in una Calabria migliore. Poi si sono raccolti in religioso silenzio, hanno ascoltato con gli occhi sgranati: il procuratore aggiunto del Tribunale di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, li ha letteralmente ammaliati.
Lezione di convenienza
È venuto a Crotone senza la pretesa di dare a quei ragazzi una lezione di moralità. Gratteri lo sa, non è un ingenuo: di parole come legalità, giustizia, moralità, senso dello Stato, i ragazzi che vanno a scuola ne hanno le tasche piene. Per questo ha perseguito un intento più umile, ma più concreto: solo quello di insinuare nelle loro menti “il tarlo del dubbio. Non mi interessa dirvi che la mafia è giusta o sbagliata - ha esordito - mi basta mettervi nella condizione di porvi un quesito: vi conviene veramente diventare ’ndranghetisti? Perché io posso raccontarvi delle cose che che dimostrano come nella ’ndrangheta si entra morto di fame e si resta morto di fame. Per diventare potenti anche lì funzionano le raccomandazioni. Sono qui solo per proporvi un discorso di convenienza”.
E mentre ragazzi, insegnanti e rappresentanti istituzionali (il prefetto, Vincenzo Panìco, il questore Giuseppe Gammino, il presidente del Consiglio provinciale, Benedetto Proto, il presidente del Tribunale di Crotone, Maria Luisa Mingrone, il presidente dell’Ordine degli avvocati, Salvatore Iannotta, il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Luciano Greco) lo ascoltavano con un’espressione mista di stupore e soddisfazione, Gratteri ha iniziato ad illustrare con disinvoltura il percorso di chi, da ingenuo, diventa ’ndranghetista per arrivare ad essere nient’altro che un disperato.
“Le multinazionali, gli stupidi programmi che guardate in televisione - ha detto rivolgendosi ai ragazzi - vi omologano, vi allevano come polli da batteria: mangiate, vestite, parlate tutti allo stesso modo, ascoltate la stessa musica, vi drogate allo stesso modo. Chi risponde meglio a questa omologazione, che serve gli interessi del mercato, vi sembra un modello da seguire con i suoi vestiti firmati, la macchina elegante le tasche piene di soldi... Invece dovreste diffidarne. La Calabria è una regione molto povera rispetto al resto d’Italia, le industrie e quindi gli industriali sono pochissimi, quindi chi ha questo tenore di vita, difficilmente è figlio di una persona ricca, più probabilmente è figlio di uno ’ndranghetista o un povero morto di fame che si arricchisce facendo l’esecutore materiale, un corriere di droga”. Un giovane usato dal sistema mafioso, che proprio perché fa il lavoro sporco ha più probabilità di finire in carcere. Lascerà a casa la giovane moglie, una vedova bianca giovanissima che solitamente ha già diversi figli, perché secondo la mentalità mafiosa la prole serve a consolidare il potere. Nella sua assenza il clan si occuperà della famiglia, a volte potrebbe capitare anche che il boss vada a casa ad abusare di questa giovane donna, smentendo l’invenzione dell’onore mafioso. “Lei - ha detto Gratteri rivolgendosi ora alle ragazze che lo ascoltavano - non avrà più una vita: non può divorziare, avere un’altra storia d’amore. Deve crescere sola quei figli e questo spiega anche perché nei paesi ad alta densità mafiosa si registra il consumo più alto di psicofarmaci”.
Com’è difficile uscirne
Apparentemente il clan non abbandona il suo ingenuo affiliato che è in carcere, invia un avvocato, che però, più che difenderlo ha il ruolo di essere un cane da guardia: lo controlla perché non collabori, lo incoraggia a non cedere. Sconterà la sua pena e intanto in carcere spenderà, per mantenere un tenore di vita da boss che lo distingua dal resto dei detenuti extracomunitari, tutti i soldi che aveva guadagnato prima. Quando uscirà dal carcere sarà di nuovo un pezzente.
“Ecco perché non conviene - ha spiegato il magistrato - vale la pena rovinarsi la vita per ostentare un potere che in realtà non si avrà mai? Il giovane mafioso quando ha i primi soldi, oltre alla macchina e ai vestiti firmati, quando fa il suo primo viaggio da corriere di droga si concede il pranzo nei ristoranti di lusso delle grandi città, va con una prostituta mentre la giovanissima moglie lo aspetta a casa... Tutto per poter raccontare cose strepitose quando torna a casa a quegli amici che ancora non hanno fatto il salto nel fosso, che lo guadano con ammirazione. La mafia vuole che sia così in modo che il suo destino, quello di chi è solo bassa manovalanza, possa reiterarsi”.
“Che senso ha rovinarsi la vita - ha esclamato schietto Gratteri - per una macchina e per delle cose squallide che in fondo nemmeno desiderate, ma servono solo a farvi sentire forti rispetto agli altri? La macchina potete comprarvela anche lavorando, facendo tanti di quei mestieri di cui la vostra terra ha bisogno per diventare migliore, come nell’agricoltura: ci sono tanti terreni incolti, abbandonati... Credete in queste ricchezze e godetevi la vita sorridendo. L’esperienza degli ’ndranghetisti corrisponde sempre a drammi personali e familiari. Di questi drammi è piena anche la vostra città. Non lo sapete perché si ha l’orgoglio ipocrita di non ammettere che dietro quello sfarzo non guadagnato ci sono esistenze devastate, vite fallite”.
Ha sorpreso ascoltare un Gratteri pronto a proporre ai ragazzi non solo la strada dell’università per realizzarsi: “l’unica strada per salvarvi - ha detto - è quella dello studio, dovete studiare per capire quegli adulti che vi fregano. Non basta studiare solo per il sei, dovete andare oltre per essere in grado di stanare anche quegli insegnanti che non fanno il loro dovere, quelle scuole che fanno solo progetti e poi non sono in grado di insegnare ai ragazzi nemmeno a scrivere in Italiano. Diffidate degli insegnanti che vi regalano i voto come dovete farlo di tutti quelli che vi danno qualcosa gratis. Se siete eccellenti - ha aggiunto - iscrivetevi all’Università, ma se prendete voti bassi lasciate stare, non fa per voi, imparate un mestiere, una laurea mediocre non vi servirà a niente, sarà utile solo a farvi diventare servi e faccendieri per quei padroni che hanno bisogno di figure capaci solo di sistemare i loro affari sporchi. Imparate un mestiere, invece, fate bene quello per cui siete veramente predisposti, ciò che vi appassiona”.
Meglio essere concreti
I ragazzi applaudivano e applaudivano ancora, ma Gratteri da uomo pratico li ha bloccati: “evitate applausi che perdiamo tempo e ne abbiamo poco, fatemi tutte le domande che volete”.Di tutta la loro gratitudine si è fatta portavoce, attraverso poche parole, la dirigente Antonella Cosentino: “Grazie perché in Calabria esistono persone come lei”.
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