(AGENPARL) - Palermo, 15 nov - “Il sequestro di beni per 22 milioni di euro è il segnale che il clan Madonia è ancora forte e ben radicato, ma il campanello d’allarme deve scattare soprattutto sulla corretta applicazione del regime di 41bis. Dall'ordinanza del Tribunale di Misure di prevenzione di Palermo che ha ordinato il sequestro si evince che il boss Salvatore Madonia gestiva i beni e impartiva ordini ai ‘picciotti’ nonostante fosse ristretto in regime di carcere duro. Secondo quanto emerso è evidente che non tutti i detenuti sono uguali di fronte al 41bis. Il Governo spieghi queste anomalie, perchè non è la prima volta che un boss destinatario di tale regime carcerario risulta aver fatto i propri comodi”. Lo ha detto Sonia Alfano, responsabile nazionale del Dipartimento Antimafia di Italia dei Valori e Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime della Mafia.
“Già in occasione dell’alleggerimento del 41bis a Graviano avevo chiesto, a nome dell’Associazione che presiedo, un confronto con il Ministro Alfano, che ovviamente non ha mai dato seguito alla richiesta, e successivamente, a seguito dell’incontro tra Giuseppe Graviano e Francesco Schiavone nel carcere di Opera avevo mostrato forti perplessità sulla corretta applicazione di questo regime carcerario. Perplessità che oggi - conclude - mi trovo a dover ribadire, anche a fronte delle mie molteplici visite nei reparti 41 bis di diversi istituti penitenziari”.
“Già in occasione dell’alleggerimento del 41bis a Graviano avevo chiesto, a nome dell’Associazione che presiedo, un confronto con il Ministro Alfano, che ovviamente non ha mai dato seguito alla richiesta, e successivamente, a seguito dell’incontro tra Giuseppe Graviano e Francesco Schiavone nel carcere di Opera avevo mostrato forti perplessità sulla corretta applicazione di questo regime carcerario. Perplessità che oggi - conclude - mi trovo a dover ribadire, anche a fronte delle mie molteplici visite nei reparti 41 bis di diversi istituti penitenziari”.
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