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domenica 5 dicembre 2010

Ciancimino Jr. E ora la sua partita piu' difficile mafia e spie, la verita' sui segreti



di Attilio Bolzoni - 5 dicembre 2010
Tutti si aspettano che Massimo faccia luce sul signor Franco. Lo 007 referente di don Vito viene evocato tra mille reticenze, senza farne mai il nome.
      
Parla da due anni, cinque mesi e venti giorni. Parla e straparla. Quando apre bocca però fa sempre paura. È stato interrogato una sessantina di volte, è stato sorvegliato, ascoltato al telefono di giorno e di notte, pedinato mentre tornava da Parigi e da Roma e da Bologna. È stato minacciato, rovesciato come un calzino, è stato incriminato, confermato e smentito. Di promesse ne ha fatte tante e qualcuna l´ha pure mantenuta. Come quando ha tirato fuori il papello, quel foglio scritto a mano per ricattare lo Stato. Dice di odiare il padre ma probabilmente ancora lo adora, a volte sembra quasi il naturale prolungamento dei suoi desideri, il vero erede di don Vito che riposa in pace dal 2002.
È un uomo imprendibile Massimo Ciancimino, sfuggente, abile, tanto lesto nel trasformarsi da figlio di mafia a star televisiva osannata dall´antimafia. È un po´ mistero e un po´ destino. Nonostante tutto quello che ha dichiarato nei verbali, il più piccolo dei figli dell´ex sindaco di Palermo è sempre una bomba che ormai nessuno può disinnescare. Racconta della strage di Ustica e dell´omicidio Moro, ricorda degli investimenti del padre nella Milano 2 di Berlusconi, accusa il senatore Marcello Dell´Utri come ufficiale di collegamento fra la politica italiana e Cosa Nostra, mette nei guai generali dei carabinieri, spiffera dettagli segretissimi sulla latitanza di Bernardo Provenzano e di Totò Riina, sa tutto di tutti ma quando arriva nei paraggi del «signor Franco» si fa muto come un pesce. È tutto qui il "gioco" del caso Ciancimino. Un diluvio di rivelazioni e poi nulla sul personaggio più importante delle vicende che lui stesso descrive, un´enciclopedia mafiosa che pericolosamente cammina per Palermo e poi il niente assoluto sull´uomo che per trenta o quarant´anni è sempre stato al fianco di suo padre. Solo quel nome – Gianni De Gennaro – sussurrato per tutta l´estate ai giornalisti e mai verbalizzato negli incontri con i procuratori di Palermo e di Caltanissetta. Solo quel nome ha fatto filtrare, fra esitazioni e ammiccamenti. Ai magistrati ha giurato di averlo visto una ventina di volte quel "signor Franco", però non l´ha mai riconosciuto negli album fotografici che gli hanno mostrato e rimostrato per un anno intero. Mai identificato. Solo quel nome seminato in giro per l´Italia e poi avvicinato, legato in qualche modo al misterioso agente che aveva protetto don Vito dai primi Anni Settanta. In questo nome - "signor Franco" - e in quest´altro nome - De Gennaro - adesso si può rintracciare l´origine di una confessione iniziata due anni, cinque mesi e venti giorni fa.
Arrivato o mandato? Credibile o non credibile, Massimo Ciancimino? «Va valutato caso per caso», spiega ancora oggi il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che fin dai primi interrogatori ha scrupolosamente ricercato riscontri. Qualche volta li ha trovati, qualche altra volta no. Caso per caso n´è venuto fuori un terremoto. A cominciare dal ritorno della memoria di una sfilza di eccellenti testimoni – fra gli altri l´ex Guardasigilli Claudio Martelli e l´ex presidente della Camera Luciano Violante – che diciassette anni dopo, grazie alle rivelazioni del piccolo Ciancimino, si sono ricordati "dettagli" per nulla secondari a proposito della trattativa fra Stato e mafia. È un muro che "Massimuccio" ha fatto crollare. A cominciare da quegli incontri dei carabinieri dei reparti speciali che parlavano con don Vito fra la strage di Capaci e quella di via Mariano D´Amelio, incontri sempre posticipati dagli interessati (dal generale Mario Mori, per esempio) e che il rampollo di don Vito ha ricostruito con dovizia di particolari. A cominciare dal famoso papello, che alla fine e dopo tanti indugi ha consegnato ai magistrati.
Per trent´anni, a Palermo, ha tenuto banco Vito Ciancimino. Dopo trent´anni, a Palermo, tiene banco un altro Ciancimino, lui, il figlio che finge di odiare il padre ma che forse - consapevolmente o inconsapevolmente - sta semplicemente continuando il suo compito. È il padre la fonte prima delle sue dichiarazioni. Sono del padre le carte che porta di volta in volta in qualche procura o qualche procura gli fa sequestrare. Arrivato o mandato? Credibile o non credibile, Massimo Ciancimino? L´ultima partita se la giocherà proprio sul "signor Franco". Il primo passo l´ha fatto divulgando a suo modo il nome di Gianni De Gennaro. Vediamo quale sarà la prossima sua mossa. Vediamo come uscirà dalla fossa dove si è trascinato parlando dell´ex poliziotto a capo di tutte le spie d´Italia.

Tratto da:
La Repubblica

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