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lunedì 13 dicembre 2010

''Il Signor Franco'', Cosa nostra e il silenzio degli ingiusti

di Pippo Giordano - 2 dicembre 2010
La mia vita sta diventando un calvario. Ogni giorno scopro elementi che mi fanno rabbrividire e nello stesso tempo mi rendono malinconico.

Nasce una frustrazioni che mi costringe a pormi in maniera assillante: ma ero sordo e cieco a non accorgermi che accanto a me avevo dei “vermi”? Con questi individui ci parlavo, ci scherzavo e soprattutto ci lavoravo. E, quindi durante il mio lavoro di investigatore, non mi è mai balenato il pensiero che il collega accanto potesse tradirmi. Eppure, è successo e l’ho scoperto dopo anni e anni.
Le dichiarazione di Massimo Ciancimino, apparsi sui media, a proposito di “Una talpa accanto a Falcone” mi induce a riflessioni amare. E, lo sgomento aumenta a dismisura quando noto che funzionari di Polizia, prefetti, questori e appartenenti ai “Servizi” non sentano la necessità di presentarsi ai Magistrati e rendere dichiarazioni spontanee per identificare il signor “Franco” descritto, appunto da Massimo Ciancimino.
Insomma, questo signor “Franco” non era un alieno e mi riesce difficile credere che nessuno dei personaggi innanzi citati lo conoscesse. Impossibile! Il ruolo che avrebbe ricoperto il signor “Franco” era di sicuro di alto livello. Ma è ancor più umiliante che tutti coloro che hanno avuto frequentazioni col signor “Franco”, non sentano il silenzio roboante proveniente da Salvatore Borsellino, da Giovanna Maggiani Chelli e da tutti i familiari delle vittime delle stragi del 92/93, nonché dalla generalità del Popolo italiano desideroso di conoscere la verità.
Ipotizzo, che siffatti funzionari pubblici, che hanno giurato fedeltà allo Stato, siano stati colpiti da ipoacusia collettiva e quindi sordi alla richiesta di verità: verità che potrebbe essere illuminante per identificare il marziano “Franco”. Certo, costoro possono giovarsi delle parole pronunciate dal nostro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che invece di spronare le Procure che stanno indagando sulle strage di Cosa nostra, fa pubbliche dichiarazioni di dissenso sulla riapertura delle indagini da parte dei PM: cose vecchie e spreco di danaro pubblico, ha affermato.
Il presidente Berlusconi, ha una concezione della morale e dell’onestà che certamente è in contrapposizione con la stragrande maggioranza degli italiani. Non c’è limite temporale né spreco di danari per scrivere la verità della Storia.
Nella pagina contenente i nomi dei martiri della violenza mafiosa, dovrebbe esserci scritto in incipit “vissero per un ideale e perirono per mano amica” E, noi tutti, presidente Berlusconi, abbiamo il dovere morale di ridar loro la “dignità negata”. Non si può quantificare i costi per raggiungere la “verità”. Il raggiungimento della verità è necessario, talchè rappresenta la sete di Giustizia: Giustizia che arricchisce il patrimonio di legalità insito in noi Italiani. Altro che spreco di denaro e di tempo.
La talpa di Falcone. Che la storia investigativa di Palermo, contro Cosa nostra è colma da traditori è un dato di fatto; oramai accertato. Persino alcuni Magistrati non sono rimasti immuni a tale odioso malcostume. Quante talpe, quanti traditori nuotarono in quella melma chiamata disonestà. Non interessano le motivazioni del perché furono sodali con i corleonesi di Riina, quello che invece conta che costoro contribuirono a far trucidare persone che rappresentavano la parte migliore dell’Italia.
E, per questi motivi che invito coloro che “sanno” a far identificare quest’uomo ombra (ma tanta ombra non è) che si chiami o si fa chiamare Franco. Mi auguro che tutti costoro siano folgorati sulla via di Damasco e che finalmente si riappropriano dell’udito perduto.

Tratto da:
blogsicilia.it


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