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domenica 12 dicembre 2010

L’antimafia di Vizzini



Travolti dall’interessante mercato parlamentare, rischiavamo di perderci l’ultima brillante trovata del senatore Carlo Vizzini, parlamentare dal lontano 1976 e già noto ai tribunali perchè implicato nello scandalo delle maxi tangenti Enimont, per il quale è stato indagato nel 1993: avrebbe ricevuto un finanziamento illecito di 300 milioni di lire. Una mazzettona che gli costa una condanna in primo grado mitigata da una salvifica prescrizione.
Cosa potrebbe inventarsi un personaggio di tale risma? Una legge sui reati finanziari? Certo che no, anche perchè ad oggi Vizzini risulta indagato dalla DDA di Palermo per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra assieme agli allora esponenti dell’Udc Totò Cuffaro e Saverio Romano. Era indagato pure il loro collega Salvatore Cintola, nel frattempo deceduto. Massimo Ciancimino lo ha accusato di aver ricevuto 900 mila euro e di essere stato addirittura socio della Sirco Fingas, una società-lavatrice con cui Ciancimino Jr avrebbe riciclato una parte del patrimonio del padre. Un’accusa così pesante da costringerlo a rassegnare le dimissioni dalla Commissione parlamentare Antimafia, dove sedeva prescritto e contento.
Quindi niente di tutto questo. Vizzini ha presentato un disegno di legge sull’introduzione del reato di omessa denuncia di richiesta estorsiva. In pratica chi non denuncia il pizzo commette un reato e rischia da uno a cinque anni di reclusione. Poi, dopo essere stato beccato, per salvarsi ha tempo fino all’udienza preliminare.
Il legislatore Vizzini sulla sua proposta dichiara che “i tempi sono ormai maturi per introdurre norme che spingano a collaborare gli imprenditori vessati con le autorita’ inquirenti, nel caso di indebite pretese, potendosi costoro anche giovare delle norme introdotte in favore dei testimoni di giustizia”.
Ci risiamo. L’indagato per favoreggiamento della mafia che fa le leggi “contro” la mafia. Non voglio scendere nel dettaglio di una proposta di legge che per certi versi potrebbe avere spunti interessanti, seppure io non abbia capito quali “garanzie” offra questo governo ai testimoni di giustizia: isolamento, abbandono e indifferenza? Bell’affare davvero. Per maggiori informazioni rivolgersi a Ignazio Cutrò e Valeria Grasso, che potranno ben spiegare come vengono trattati gli imprenditori che denunciano senza cedere al compromesso mafioso.
Mi voglio invece concentrare sull’uomo. Come può Vizzini pensare di essere legittimato a proporre leggi contro la mafia quando egli stesso è indagato per tangenti legate ad essa? E’ come se una prostituta facesse leggi contro la prostituzione, a meno che non sia già successo. E’ come se un corruttore dicesse di voler fare leggi contro la corruzione, a meno che non sia già successo.
L’invito è sempre lo stesso: lascino fare l’antimafia a chi può permettersi di farla, facciano il loro mestiere di indagati e si dimettano anche dalle cariche oltre che dalle commissioni. Ricordo, ma non vuole certo essere un triste augurio, che Totò Cuffaro scriveva sui cartelloni pubblicitari: “La mafia fa schifo”. E nonostante i cannoli della prima ora sappiamo com’è andata a finire.

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