SALEMI – Vittorio Sgarbi replica a Beppe Fiorello che ieri, commentando il cartellone collocato all’aeroporto di Palermo che pubblicizza il «Museo della Mafia» di Salemi, ha osservato: «Basta con l'immagine di una Sicilia insanguinata, all’idea che la Sicilia possa davvero assomigliare all'immagine di quell'isola di sangue protagonista della campagna di lancio del Museo della mafia di Salemi. Capisco le intenzioni ma il colpo d'occhio è pericoloso. Perche' non chiamarlo, allora, museo dell'antimafia?»
Vittorio Sgarbi replica: «Ha ragione Beppe Fiorello, e sostiene, nella sostanza, le stesse cose che io dico dal primo giorno rispetto all’immagine positiva della Sicilia. Si può dire lo stesso della Germania o di Israele. Non per questo si aboliscono o si nascondono le testimonianze di cosa è stato l’Olocausto.
Fare della mafia un museo significa trattarla come cosa morta, e dunque viverla com maggiore obiettività e distanza, diversamente dai tanti film di mafia che la celebrano, e che Fiorello non ha criticato. Un film sì, dunque, e un museo della mafia no ?
In ogni caso lo ringrazio perché le sue osservazioni mostrano l’efficacia della nostra comunicazione: abbiamo colpito il suo pensiero. Purtroppo la campagna pubblicitaria, alla cui efficacia lui non sembra credere, è la sola che ci possiamo permettrere tra le difficoltà che la Sicilia ha di promuovere le sue iniziative positive. E’, come sostiene lo stesso Fiorello, un “colpo d’occhio”.
Se si fosse chiamato “Museo dell’Antimafia” – conclude Sgarbi - Fiorello non avrebbe reagito, dimostrando che la comunicazione non ha nulla a che fare con i sentimenti. Aspetto adesso che protesti contro il Museo dell’Olocausto di Tel Aviv»
Nessun commento:
Posta un commento