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domenica 26 dicembre 2010

''Rinuncio alla scorta se non sono in pericolo di vita''



di Massimo Ciancimino - 24 dicembre 2010
Egr. Prefetto Caruso, apprendo oggi dalla stampa, come spesso avviene negli ultimi tempi, della Sua richiesta avanzata al Ministro degli Interni di rimuovere il servizio di protezione che da quasi due anni dispongo e certamente da me mai richiesto. Avevo già in proposito di recente ricevuto da Lei una nota scritta in merito alla situazione scaturita da miei comportamenti poco consoni a chi, come me, è sottoposto a tutela. Mi ero anche premurato di risponderLe ammettendo le mie colpe, scusandomi, e principalmente...
...rassicurandola che simili comportamenti non si sarebbero ripetuti in futuro e che, cosa molto importante, mai nella città di Palermo che considero sicuramente più a rischio per la mia persona e per la mia famiglia ho mai eluso il servizio di tutela disposto nei miei confronti. Sfido qualsiasi organo inquirente a dimostrare il contrario.
Ognuno di noi commette errori quotidianamente. Siamo solo esseri umani. Non ho mai chiesto niente: né scorte né sconti di pena o immunità da comportamenti vecchi, attuali o futuri. Forse mi confonde con qualche altro degli innumerevoli e “gran titolati ” sempre scortati personaggi che, per status o per non si sa quale ragione, oggi godono sia di scorte che di immunità.
Il sottoscritto se sbaglia paga, lo fa e sempre lo farà in prima persona e mai niente potrà proteggermi dalle mie responsabilità.
Oggi credo di essere ben carico di responsabilità fin troppo grandi per il mio ruolo ed anche per le mie origini. Ogni mio errore viene ingigantito e strumentalizzato.
Resto fermamente convinto che buona parte della stampa, della classe dirigente e della classe politica al completo, cercheranno in ogni modo di screditarmi perché la verità è 
interesse di pochi e purtroppo oggi sono visto come un nemico da sconfiggere.
Come avevo già più volte detto e scritto, il gioco in cui sono entrato è troppo grande. Ci sono entrato da solo e sempre più da solo devo mio malgrado - certamente
anche per le mie recenti colpe - andare avanti.
Non credo, Illustrissimo Prefetto, che la scorta sia un premio o qualcosa da esibire come dei “galloni per un militare ” e che, per presunti demeriti, debbano essere puntualmente rimossi. Purtroppo in questa Italia dalle migliaia di auto blu e dalle migliaia di scorte, forse, mi permetta di dirlo, si è un po’ perso il vero compito delle forze dell’ordine, che devono tutelare e non giudicare le persone. Credo che il peggiore dei delinquenti, se realmente la sua vita fosse messa in pericolo, vada tutelato. La vita di una singola persona deve prescindere dai suoi comportamenti o dal giudizio morale che sulla stessa viene espresso.
Se il motivo della scorta è legato a i miei comportamenti, Le dico già adesso che non merito la scorta né per quello che fatto in passato né per le mie origini.
Le chiedo solo l’assoluta certezza di aver valutato con la massima laicità e con la giusta serenità che il caso impone (non ultimo il ritrovamento di un rivoltella carica, le intercettazioni dei familiari di Riina: “Ciancimino è un infamone e sbirro“, e la mia testimonianza contro Provenzano e Riina in un processo per omicidio), se oggi la mia vita e quella dei miei familiari sia davvero in pericolo.
Laddove questo non sussista, e visto la richiesta da Lei inviata al Ministro che immagino sarà già stata attentamente valutata, Le comunico di voler Io stesso rinunciare a qualsiasi tipo di tutela disposta nei miei confronti ed ovviamente, vivendo in un’Italia dove il pregiudizio antepone qualsiasi conclusione, presumo che lo stesso debba essere disposto nei confronti di mio figlio Vito Andrea anche Lui, mio malgrado, vittima di minacce.
Perché, come certo lei ben saprà, le colpe dei padri debbono sempre ricadere anche sui figli.
Colgo l’occasione per porgerLe i mie migliori auguri di un sereno Natale.
Cordiali saluti.


Massimo Ciancimino



Tratto da: palermo.blogsicilia.it

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