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domenica 19 dicembre 2010

Sul Corriere della Sera le intercettazioni che inguaiano Ciancimino



di AMDuemila - 18 dicembre 2010Sarebbe del 1° dicembre scorso l’intercettazione ambientale tra Massimo Ciancimino e Girolamo Strangi, l’uomo indagato dalla Procura di Reggio Calabria in quanto ritenuto dagli inquirenti l’economista della famiglia mafiosa dei Piromalli. A pubblicare alcuni stralci di quel dialogo avvenuto a Verona due settimane fa, città dove lo Stragi ha il suo ufficio e dove Ciancimino si è recato senza scorta, è oggi il Corriere della Sera
Secondo la Dda reggina all’origine dell’incontro vi sarebbe il tentativo del figlio dell’ex sindaco di Palermo di ripulire fondi neri provenienti probabilmente dalla vendita della società “Gas Spa” (venduta nel 2004 alla società spagnola “Gas Natural” di cui suo padre aveva delle quote occulte), attraverso lo scambio di denaro contante in assegni. Liquidi che, secondo quanto scrive il giornale, sarebbero stati nascosti da Ciancimino jr. a Parigi e che sarebbero dovuti rientrare in Italia attraverso tale Paolo, un intermediario incaricato di veicolare il contante fino in Calabria. “Li porto in Italia i miei cento e poi li do a Paolo?...” dice Ciancimino a Strangi. E ancora: “Una volta che abbiamo messo questi cento, mi devi dare settanta in assegni, giusto?”. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, che per questo hanno indagato Ciancimino per riciclaggio, proprio qui sarebbe la prova del reato. Lo scambio avrebbe previsto 100 mila euro in contanti in cambio di 70 mila in assegni. Un’operazione apparentemente sconveniente per il figlio di don Vito (già sotto processo per riciclaggio del tesoro del padre) ma che invece gli sarebbe servita per svincolare i soldi dal pericolo di nuove indagini e dal sequestro dei beni.  Lo stesso indagato spiega così al commercialista: “Per me il contante è micidiale!  Io faccio tutto con carta di credito…  A me serve… Perché a me girano le tue aziende, che poi riesci a farmele avere come consulenze… l’ideale sarebbe creare una società all’estero a cui io fatturo consulenza tipo informatica, energie… cose varie… e loro mi pagano”. Ciancimino sostiene inoltre che i contanti per lui sarebbero “carta straccia”, osservando che se fosse sorpreso a versare o spendere banconote finirebbe nuovamente nei guai. “Vado su tutti i giornali del mondo – afferma - ‘Ciancimino è andato a recuperare il tesoro’ sono rovinato”. Nel viaggio dei soldi che dalla Francia sarebbero dovuti arrivare in Calabria il testimone, che a Palermo ha spiegato le fasi della “Trattativa” fra mafia e Stato del ’92, mostrerebbe però alcune perplessità: “Ti fidi a fare tutto questo percorso in macchina coi soldi?  - dice - Io non ho problemi, che sono con scorte e tutto, passo ovunque…”. Il dialogo continua ed è Girolamo Strangi, che ieri è stato interrogato dalla Procura, a dimostrare di essere preoccupato da eventuali indagini giudiziarie. “A me mi stanno addosso” afferma. E Ciancimino: “Se hai problemi dimmelo. A Verona ti faccio nominare un avvocato che, praticamente, è il professore all’accademia della Guardia di Finanza”. Ma il figlio di don Vito andrebbe oltre. Facendo sapere di essere in grado di verificare l’esistenza di qualsiasi indagine grazie alla banca dati dei magistrati di Palermo, asserisce di poterne disporre a suo piacimento: “Io me la vado a vedere nel registro. C’è la convergenza nazionale dei dati. E ti stampano tutto, quelle in corso e tutto. Se gli digito un nome mi dice se c’è l’iscrizione in un’indagine, anche dei vigili urbani. È la banca dati del Ministero. Della Dda, dell’antimafia, ce li ha tutti i dati, pure se hai perso il passaporto. Se ti serve saperlo io, quando ho un attimo guardo”. Strangi risponde: “Non vorrei innescare un meccanismo che tu vai a vedere e quello… non vorrei causare casini” ma Ciancimino nuovamente ribatte “sennò regalo un i-phone a qualcuno e glielo faccio vedere”. Poi, per gli inquirenti millantando le sue abilità, garantisce: “Io faccio quello che minchia voglio là dentro l’altra volta mi sono andato a vedere un file dove c’erano le barche da sequestrare”. E, riferendosi a inchieste fiscali a suo carico e alla trasmissione Annozero alla quale aveva appena partecipato, afferma: “L’hai vista? Sono un’icona per loro. Se io dico, mi vogliono fottere con una minchiata, mi vogliono coinvolgere e robe varie, loro….. in gioco io c’ho molto di più di un’inchiesta fiscale. E allora gli dicono a quelli: guardate che è il nostro teste principale d’accusa su quel che è successo negli ultimi vent’anni, non mi screditate per una cazzata’”.


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