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giovedì 6 gennaio 2011

Ieri l'allarme dell'Anm: ''Con il blocco dell'assistenza informatica tribunali a rischio paralisi''



Oggi Alfano è intervenuto per risolvere provvisoriamente il problemadi Aaron Pettinari - 5 gennaio 2011
E' un quadro a dir poco drammatico quello presentato dall’associazione Associazione nazionale magistrati dopo il blocco, dal primo gennaio, dell’assistenza informatica.


In Italia si rischia "la paralisi totale della giustizia" aveva dichiarato Palamara. Così in un colpo solo processi ed inchieste, già difficili da portare avanti, sarebbero divenute impossibili. Per questo l’Anm annuncia una "protesta forte e decisa" e parla di "colpo finale" del governo a una "macchina che ha già enormi difficoltà di funzionamento".
Un disastro dovuto ai tagli decisi dal ministro Giulio Tremonti che ha tagliato i fondi al ministero di via Arenula. Erano 85 i milioni garantiti per le spese informatiche nel 2008. Sono diventati 58 l´anno successivo. E ancora sono calati a 45 in quello dopo. Per il 2011 il titolare di via XX settembre ne ha "postati" in bilancio solo poco più di 27.
In un documento di Magistratura democratica e Movimento per la giustizia viene spiegato che "Le spese di assistenza informatica sono essenziali per il funzionamento degli uffici giudiziari e come tali devono essere obbligatorie, comunque coperte. Non bastano le soluzioni ‘ponte’ a cui il ministero sta lavorando. Occorre una politica di sostegno degli uffici giudiziari, una programmazione seria di lungo periodo”. I magistrati delle due correnti di sinistra rimproverano al governo di praticare una politica degli “annunci” e parlano di “fallimento per la giustizia, che non si è dotata di un numero adeguato di professionalità informatiche proprie. Pertanto adesso sta perdendo molti degli esperti di società esterne, dirottati altrove o licenziati, ma che da anni lavoravano negli uffici giudiziari, accumulando conoscenze e competenze difficilmente sostituibili".
Una situazione questa che potrebbe portare "incertezze e ritardi" nei processi civili con costi “molto più alti dei 10-15 milioni di euro che il governo non trova”.
Con il blocco informatico si sarebbero fermati anche i rilasci di certificati e di copia degli atti giudiziari.
Al tempo stesso era stata emanata una direttiva in cui si sollecitavano i circa 400 tecnici dipendenti del ministero rimasti al lavoro a impegnarsi quanto più possibile per garantire l’assistenza. Secondo la stessa dal 2011 gli uffici giudiziari dovevano rinunciare anche ai 800-900 esperti di ditte esterne che, in call center o in sale server sparse in tutta Italia, hanno finora garantito di provvedere ai guasti. Insomma il blocco dell’attività, come hanno denunciato i magistrati dell’Anm. Niente più servizi in tempo reale, niente più tecnici in sede. Per risolvere eventuali guasti si dovrebbe chiamare un numero verde e, come si legge nella circolare del ministero, si provvedere "compatibilmente alle risorse umane disponibili e al livello know how posseduto sulla singola applicazione".
Ma il problema dei fondi alla giustizia riguarda anche altri aspetti. Il segretario distrettuale dell'Anm Palermo Vittorio Teresi ha evidenziato (intervistato nel programma Agorà di RaiTre), come tanti risultati della giustizia siano ottenuti con il sacrificio di uomini che si sottopongono "a turni massacranti, mettono a disposizione anche le proprie auto personali per compiere il proprio lavoro o perché mancano i soldi di acquistare nuovi mezzi o perché mancano quelli per riparare quelli già presenti. Poliziotti e carabinieri che pagano di tasca propria la benzina per gli spostamenti o la carta per le fotocopiatrici. E sarebbe opportuno che questo sistema venga rotto perché non è che le persone possono essere spremute fino all'eccesso".
Un quadro ben diverso da quello che viene propinato ogni tal volta che le forze dell'ordine compiono un arresto, un sequestro di beni, un sequestro di armi o droga.
In merito è intervenuto anche il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia: "Il taglio dei fondi per i servizi informatici ai tribunali e alle procure è un atto mirato a mettere fuori uso la giustizia italiana e compromette la stessa lotta alla mafia. Già gran parte dei tribunali e quasi tutte le procure antimafia da tempo fanno i conti con la mancanza di mezzi e risorse. Così si dà loro il colpo di grazia definitivo. Non ci sono riusciti col ddl intercettazioni e con la legge sul processo breve e allora sono ricorsi alla finanziaria, prosciugando le risorse della giustizia. In questo modo si allungheranno i tempi delle indagini e dei processi, molti procedimenti andranno in prescrizione e tanti altri non inizieranno nemmeno, per la gioia di delinquenti e boss mafiosi”. “Il governo – ha concluso  – deve immediatamente fare marcia indietro”.
Nella giornata di oggi è poi intervenuto il ministro della Giustiizia Angelino Alfano che in una nota ha detto: "Il problema è stato risolto. Il servizio riprenderà regolarmente da dopodomani e cioè dal 7 gennaio, ancora prima della piena ripresa del lavoro negli uffici giudiziari. Ho sottoscritto le variazioni di bilancio necessarie per ottenere questo risultato, in attesa che il ministero dell’Economia, con la sensibilità che ha sempre dimostrato verso l’informatizzazione, assicuri anche il suo sostegno a questo essenziale servizio”.
Alfano ha quindi fatto sapere di aver già inviato “una lettera urgente a tutti i vertici degli uffici giudiziari per tranquillizzarli sulla soluzione della grave problematica e per comunicare loro il giorno di ripresa dei servizi di assistenza”.
Immediata la replica dell'Anm: "Prendiamo atto con soddisfazione che anche grazie all'allarme lanciato dalla magistratura associata e da singoli uffici giudiziari sono state reperite le risorse necessarie a garantire l'assistenza informatica. Si tratterà di capire, però, in danno di quale altro settore della giustizia le risorse sono state reperite. In ogni caso, si tratta di soluzioni tampone che, se risolvono provvisoriamente un'emergenza, non offrono, tuttavia, reali prospettive per il futuro". "Da tempo segnaliamo - hanno detto Palamara e Cascini - la necessità per il settore informatico di uscire dalla fase della sperimentazione a macchia di leopardo e di attuare interventi globali di investimento e progettazione, mentre ci troviamo costretti - concludono - a discutere del taglio delle risorse minime ed essenziali per la sopravvivenza del sistema".


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