19 gennaio 2011
Palermo. «Incontrai quell'uomo una prima volta ma gli dissi di tornare, poi quando è tornato mi chiese 60mila euro per la 'messa a posto' ma gli dissi che ne potevo pagare solo 20mila.
La volta successiva gli dissi che non gli avrei dato un soldo». È il racconto in aula di Antonino Cracolici, imprenditore edile palermitano, che è stato sentito oggi nel processo a carico dell'architetto Giuseppe Liga, ritenuto vicino ai boss mafiosi Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Rispondendo alle domande dei pm Francesco Del Bene e Anna Maria Picozzi, l'imprenditore ha ricordato in aula gli incontri con l'estorsore, Giiovanni Cusimano. Lo stesso Cracolici ha poi raccontato in aul adi avere riferito a Cusimano in uno degli incotnri successivi che non solo non avrebbe pagato il pizzo ma che se gli fosse successo qualcosa, o a qualcuno vicino a lui, avrebbe considerato il 'picciotto' di cosa nostra responsabile dell'accaduto. Interrogato dagli investigatori, l'imprenditore Cracolici raccontò quanto confermato oggi in aula. Sempre oggi è stato sentito al processo contro Liga anche il cognato dell'imprenditore Cracolici che ha racconato ai giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo l'incontro con un altro presunto emissario di cosa nostra, Giuseppe Lo Verde. Quest'ultimo avrebbe fatto pressioni nei confronti del cognato di Cracolici affinchè convincesse il cognato a pagare il pizzo. L'udienza è stata rinviata al prossimo 26 gennaio e quella successiva al 9 febbraio.
Adnkronos
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