31 gennaio 2011
Pesaro. È stato sottoscritto stamani presso la Prefettura di Pesaro Urbino un protocollo per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici.
40 i sindaci che lo hanno firmato, ma altri potranno aggiungersi in un secondo momento. Il testo, analogo a quelli approvati in altre province italiane, prevede un attento monitoraggio delle ditte che ottengono appalti e subappalti di opere pubbliche, fornitori e artigiani compresi, in modo da escludere qualsiasi vicinanza o sospetto di vicinanza ad associazioni criminali. Per il prefetto Attilio Visconti non si può parlare di presenze mafiose nel territorio pesarese, «ma - ha aggiunto - non possiamo pensare di rimanere immuni per sempre. Ecco dunque alcune misure importanti e pratiche per arginare eventuali infiltrazioni da parte di organizzazioni criminali che potrebbero guardare a questo territorio sano come ad una possibile preda».
Il documento è stato sottoscritto fra gli altri dal presidente della Provincia Matteo Ricci, dal sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli e da quello di Urbino Franco Corbucci. Le forze di polizia e l'Ufficio antimafia della Prefettura daranno vita ad un'analisi approfondita dell'assetto proprietario e societario delle imprese. Nei bando di gara e nei contratto sono previste clausole che obbligano l'appaltatore a comunicare alla stazione appaltante l'elenco di tutte le imprese coinvolte nel piano di affidamento, mentre la stazione appaltante deve comunicare al prefetto l'elenco di tutte le imprese coinvolte nell'appalto. Una clausola consente di revocare il contratto o sub-contratto in caso di necessità. Visconti ha lodato l'attenzione alla prevenzione e contrasto alle infiltrazioni criminali manifestata dall'intero sistema amministrativo e produttivo pesarese, che, ha detto, «si è dimostrato assolutamente refrattario a soggetti portatori di interessi poco chiari o sospetti». Ha anche assicurato un'ottimizzazione dell'impiego delle forze di polizia e dell'Ufficio antimafia sul fronte della prevenzione e della lotta a fenomeni malavitosi, «indirizzandone l'azione comune verso soggetti e ambienti che potrebbero costituire o divenire possibili punti di riferimento sul territorio di interessi di sodalizi criminali»
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