di Norma Ferrara - 28 febbraio 2011
Il 5 marzo a Calatafimi Segesta la terza edizione del premio dedicato al giornalista ucciso dalla mafia.
Nell’era dell’informazione telematica, si può pensare che un vero giornalista antimafia sia condannato all’isolamento o ad essere bersaglio dei mafiosi? Le recenti rivolte scoppiate in tutto il Maghreb hanno dimostrato l’importanza del giornalismo partecipativo o citizen journalism, ritiene che tale forma di giornalismo possa contribuire a rendere più libera l’informazione che riguarda la mafia?». Queste alcune delle domande che più di 600 ragazzi siciliani hanno elaborato per dialogare con il sociologo – giornalista Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia a Palermo il 3 settembre del 1982.
L’occasione è offerta dalla terza edizione del premio giornalistico per giovani studenti degli istituti superiori siciliani che si terrà il 5 marzo prossimo a Calatafimi Segesta (Tp) al teatro Alhambra. Quest’anno hanno aderito al concorso più della metà delle scuole trapanesi e un significativo numero di istituti delle province di Palermo e Ragusa, province coinvolte per il primo anno nel concorso. Il premio nasce da un’idea del presidio di Libera a Calatafimi Segesta e vede la collaborazione di Libera nel suo settore formazione e della Fondazione Libera informazione. Anche quest’anno la giornata finale si preannuncia ricca di sorprese. Dopo le passate edizioni in cui si sono alternati sul palco il procuratore antimafia Piero Grasso e il capo della mobile, Giuseppe Linares, quest’anno sarà la volta del sociologo, Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera, collaboratore del “Fatto Quotidiano” e docente universitario.
Dalla Chiesa potrà raccogliere e rilanciare i tanti interrogativi che verranno posti dai referenti dei gruppi di lavoro finalisti. L’argomento al centro dell’intervista sarà quello del ruolo di una informazione libera in Sicilia. I lavori giunti agli organizzatori, nelle scorse settimane, sono stati vagliati da una commissione di giornalisti presieduta da Roberto Morrione, presidente di Libera informazione e i colleghi, Nino Amadore del Sole24Ore, Antonella Lombardi, collaboratrice del portale Ansa Legalità, Elena Fava, presidente della Fondazione “Giuseppe Fava” e Rino Giacalone, giornalista de “La Sicilia”. Proprio lo scorso febbraio si è aperto a Trapani il processo per la morte di Mauro Rostagno, assassinato il 26 settembre del 1988 dalla mafia.
Quest’edizione, dunque, è diversa dalle altre: ha il sapore della memoria, dell’impegno ma anche della giustizia che dopo 22 inizia il suo corso. E nei lavori giunti al concorso i giovani della generazione “post stragi” chiedono proprio che fine abbiano fatto informazione e giustizia in questo Paese.
Tratto da: liberainformazione.org
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