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martedì 15 febbraio 2011

«Io ho scelto», un gesto di solidarietà per Bentivoglio


I rappresentanti di Libera oggi in Prefettura e alla Regione

reggioliberareggio
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«Tiberio è stato colpito per tutto ciò che rappresentava e noi, proprio adesso, non ci dobbiamo arrendere». E’ unanime il coro di tutti coloro che hanno preso parte alla conferenza stampa convocata da Libera subito dopo l’agguato a Tiberio Bentivoglio. Accanto all’appello di Alessio Magro di Da Sud e alla testimonianza di Stefania Laganà, la madre del piccolo Antonino ferito in una sparatoria a Melito nel 2008, l’impegno di Libera è sempre più volto ad ottenere risultati concreti attraverso il contributo di tutti, ha sottolineato Mimmo Nasone di Libera Calabria.

Gremita la sala di via Paolo Pellicano. Tanti i cittadini intervenuti anche la Caritas reggina con il direttore don Nino Pangallo. Con Antonio Tata, referente di Libera Crotone, arriva un’altra testimonianza quella del territorio di Pitagora, della sua cittadinanza onesta vessata e intimidita. Proprio quella che qualche giorno fa ha assistito all’ennesimo attacco all’istituzione comunale di Isola di Capo Rizzuto guidata dal coraggioso sindaco Carolina Girasole, con l’incendio dell’auto al neo dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, Raffaele Muraca.

Dunque testimonianze, impegno e appello alla corresponsabilità. Dopo l’agguato a Tiberio Bentivoglio dello scorso 9 febbraio, Libera si stringe attorno a lui e alla sua famiglia ma non abbassa la guardia e rilancia la campagna del consumo critico (http://www.reggioliberareggio.org/) proponendo ai cittadini liberi di acquistare un prodotto presso la Sanitaria Sant’Elia intestata a Tiberio e poi di inviargli un messaggio di solidarietà. «Io ho scelto» è l’emblematico titolo di questa iniziativa cui, ha spiegato Rosa Quattrone di Libera, si può aderire da oggi e fino al prossimo 21 febbraio.

Libera non abbassa la guardia e rilancia anche le proposte politiche di miglioramento delle attuali leggi e proposte di legge regionali esistenti a tutela degli imprenditori che denunciano il racket mafioso, di cui una, la numero 144 di iniziativa della Giunta Scopelliti, andrà in discussione in Consiglio regionale proprio il prossimo 22 febbraio. Ecco perché proprio oggi è stata programmata la visita di alcuni rappresentanti di Libera in Prefettura e alla Regione per sottoporre all’attenzione alcune questioni strategiche e formulare proposte.

Per annunciare nel dettaglio tutte queste iniziative, Libera nazionale, rappresentata da Davide Mattiello, convoca a Reggio Calabria una conferenza stampa per appellarsi alla corresponsabilità e per chiedere ad Istituzioni risposte immediate, alcune delle quali già inoltrate da tempo, in termini di tutela e giustizia, per sollecitare gesti solidarietà concreta da parte della cittadinanza. Sono Salvatore Mafrici, dello sportello SOS Giustizia, attivato da Libera in cinque città italiane tra cui Reggio Calabria, Francesco Spanò di Azione Giovani e Fabrizio Nasone ad illustrare le richieste che saranno inoltrate domani. In primo luogo alla Prefettura sarà richiesto il monitoraggio in chiave preventiva della situazione delle vittime del racket che denunciano a Reggio e l’attivazione di un tavolo mensile per accogliere le istanze di imprenditori e commercianti aderenti e Reggio Libera Reggio.

Alla Regione le questioni da sottoporre sarebbero molteplici. Si partirà domani con le proposte di integrazione del progetto di legge di iniziativa della Giunta Scopelliti, la numero 144, in discussione in assemblea il prossimo 22 febbraio, avente ad oggetto il cosiddetto cottimo fiduciario per agevolare l’accesso delle imprese che denunciano agli appalti, con la detassazione a favore delle vittime. Dunque si chiede di emulare il modello siciliano laddove gli oneri imposti dalla regione non vengono richiesti e invece quelli imposti dallo Stato vengono rimborsati ai commercianti che denunciano il racket. Tutto ciò per consentire a tali imprese di potere riattivare percorsi di produttività in un clima di sostegno concreto.

In corso è anche l’iter della proposta di legge numero 90 di iniziativa della commissione regionale Antimafia presieduta da Salvatore Magarò recante “Misure per la legalità e la procedure degli appalti pubblici e della contabilità regionale”. Stringenti sono anche le questioni relative alla necessità di modificare la legge 16 ottobre 2008, n. 31 “Interventi regionali in materia di sostegno alle vittime della criminalità e in materia di usura”, laddove Libera ritiene la pretesa di attestazione della Procura per il riconoscimento dello status impraticabile e ostativa all’accesso alla tutela. Nello stesso testo Libera ravvisa la necessità di modifica per disciplinare più puntualmente i trattamenti per le vittime dei due distinti reati di usura e racket, con l’allargamento dei benefici anche ai familiari. Libera inoltre spalanca anche la problematica relativa al racket di cui sono vittime anche i liberi professionisti, invocando tutela anche per questi ultimi.

Di detassazione si parla anche nelle richieste che Libera inoltrerà nei prossimi giorni anche al Comune di Reggio, invocando un modello già in vigore a Lamezia Terme, a Crotone e a Motta San Giovanni, secondo il quale gli imprenditori e i commercianti vittime del racket godono di agevolazioni fiscali, con esenzione da imposte comunali per 5 anni. Inoltre allo stesso Comune reggino reiterata la richiesta, da anni perorata da Libera, di istituzione di un albo per associazioni e cooperative aspiranti a gestire un bene confiscato e di approvazione di un regolamento di assegnazione degli stessi.

Proposte e testimonianza per stare vicino a Tiberio. «Tiberio Bentivoglio è stato colpito per ciò che rappresenta per i cittadini liberi e gli imprenditori che hanno denunciato». A dirlo è Salvatore D’Amico, della Rete Reggio Libera Reggio, di cui l’attività commerciale di Tiberio, la sanitaria Sant’Elia in via Condera a Reggio Calabria, è stata promotrice proprio unitamente al negozio di informatica di Salvatore D’Amico saltato in aria nel 2007, dopo le denunce iniziate nel 2004.

Nessun processo istruito per Salvatore D’Amico, ancora in attesa del contributo, come anche Tiberio Bentivoglio, previsto dalla legge 144 del 1999 per le vittime di estorsione. Dunque un segnale importante, dopo la barbarie e la violenza su cui la mobile di Reggio Calabria guidata Renato Cortese, cercherà di fare luce per individuare i responsabili, potrebbe essere quello di saldare un contributo che la legge riconosce come un diritto in capo a chi si è opposto al racket, denunciandolo. Fino a prima dell’agguato, che fortunatamente non è sfociato in tragedia, e ancora adesso, Tiberio Bentivoglio ha questa pratica pendente in Prefettura unitamente a Salvatore D’Amico. Quest’ultimo ci racconta che da quando Libera li sostiene, si sentono maggiormente seguiti e considerati, hanno più speranza.

Ma Tiberio non era solo un commerciante che aveva denunciato il pizzo in anni di particolare isolamento e omertà, ma era anche il testimone di giustizia che ha reso fiumi di dichiarazioni utilizzate in processi importanti contro la 'ndrangheta tra cui ricordiamo l’operazione “Pietrastorta” che proprio l’8 febbraio del 2010, un anno esatto prima del suo agguato avvenuto il 9 febbraio 2011, si era concluso con tre assoluzioni (Tommaso Marra, Giovanni Minniti e Gioacchino Rieda) e condanne a 6 anni di reclusione per Santo Crucitti, Mario Salvatore Chilà e Giuseppe Romeo. In quel processo nessun risarcimento era stato riconosciuto a favore di Tiberio Bentivoglio, non ritenuta fondata l’accusa di estorsione.



LINK:
http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=13867

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