di Monica Centofante - 26 febbraio 2011
Ora il provvedimento è diventato definitivo. E Gioacchino Genchi, 25 anni di onorato servizio, è stato destituito dall'impiego di Vice questore aggiunto della Polizia di Stato.
La terza e ultima sospensione dall'incarico, prima della decisione definitiva, era arrivata un anno fa, il 22 marzo, un giorno prima del suo rientro in servizio e pochi giorni dopo le minacce pronunciate a mezzo stampa da Maurizio Gasparri: “Se Manganelli si avvalesse ancora di un simile personaggio, la cosa sarebbe sconcertante e non priva di conseguenze”.
Il “simile personaggio” è consulente di Procure e Tribunali di mezza Italia, già collaboratore di Giovanni Falcone, di magistrati che hanno svolto e svolgono le inchieste più delicate sui rapporti tra mafia, politica e istituzioni, oggetto costante di attacchi e tentativi di depistaggio.
E le sospensioni, discutibili per non dire assurde, sono arrivate sempre “al momento giusto”.
Gioacchino Genchi, come giudica il decreto di destituzione? E' cronaca di una morte annunciata?E' evidente che il Capo della Polizia è stato costretto ad adottare il provvedimento di destituzione, dopo i tre provvedimenti di sospensione dal servizio.
Poi, se guardiamo le date, non c'è nemmeno bisogno di leggere le motivazioni per dimostrare qual era l'intento del Governo: tenermi fuori dalla Polizia così impedendomi in ogni modo qualunque possibilità di svolgere delle indagini e coaudiuvare l'Autorità Giudiziaria.
Non si spiegano in altro modo i provvedimenti adottatti prima con scansione di sei mesi e sei mesi e poi, dopo un anno esatto, allo scadere delle due sospensioni, quando sarei dovuto rientrare in servizio, mi è stata notifica la terza sospensione cautelare ed è stato avviato il procedimento per la destituzione definitiva, utilizzando la asserita recidiva delle due sospensioni precedenti.
Se io avessi commesso delle infrazioni, ammettiamo per assurdo che lo abbia fatto, è possibile che le abbia commesse con scadenza ad orologeria, di sei mesi in sei mesi?
L'ultima sospensione del 22 marzo 2010, peraltro, faceva riferimento a condotte - gli interventi al convegno degli amici di Beppe Grillo di Cervignano del Friuli del dicembre del 2009 ed il Congresso Idv dei primi di febbraio 2010 - verificatisi diversi mesi prima. Il regolamento di disciplina prevede che le contestazioni siano immediate e dal momento che loro sostengono che i miei interventi hanno avuto una vasta eco sulla stampa nazionale, ammettendo quindi che ne erano venuti a conoscenza, perché non me li hanno contestati subito?
Semplice: quando ho chiesto di rientrare in servizio e li ho messi in mora hanno grattato il fondo del barile. Non trovando altro mi hanno contestato la violazione del regolamento di servizio che io non ero tenuto a rispettare perché in quel momento dal servizio ero già sospeso.
Peraltro, si era alla vigilia di una campagna elettorale ed io, come un qualunque cittadino, ho espresso liberamente il mio pensiero in un contesto politico e non certo in un contesto elettorale.
Che pensa dell'operato di Manganelli?Penso che Manganelli sia stato costretto ad emanare dei provvedimenti che mai avrebbe emanato di sua spontanea volontà. Indubbiamente hanno contribuito altri fattori, ma di questo non voglio parlare. In concreto, resistere alle pressioni di Berlusconi - specie dopo i fatti di Milano - sarebbe stato difficile.
Poi, come diceva Don Abbondio, il coraggio se uno non ce l'ha non se lo può inventare.
Per quanto mi riguarda, a parti invertite, posso confermarle che se io fossi stato al suo posto sarei stato destituito lo stesso dall'incarico.
In che senso?Nel senso che se io fossi stato il capo della Polizia e lui si fosse trovato al mio posto io non avrei mai adottato dei provvedimenti così gravi nei suoi confronti e sarei stato destituito lo stesso dal Governo. Così non è stato in quanto il Capo della Polizia è Antonio Manganelli e quindi sono stato io ad essere cacciato.
Quindi vuole dire che Manganelli non ha avuto sufficiente coraggio per opporsi ai desiderata di Berlusconi?
Io dico solo che il Capo della Polizia si chiama Antonio Manganellii e non Giovanni Palatucci.
E secondo lei, quel è stato nella sua vicenda il ruolo del Ministro dell'Interno Roberto Maroni?
Lo stesso di quello di Ponzio Pilato nel Vangelo secondo Matteo.
Ora presenterà ricorso al Tar?Sì, farò ricorso al Tar, ma non chiederò la sospensiva del provvedimento, come non ho fatto per le precedenti sospensioni dal servizio, per non creare situazioni di imbarazzo al capo della Polizia.
E intanto che farà?
Dopo il ricorso attenderò tempi migliori, così come li attendono tutti gli italiani onesti.
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