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venerdì 4 febbraio 2011

Proc. Domino: pm Bari chiede 42 condanne

3 febbraio 2011
Bari.
Con la richiesta di 42 condanne e di 16 assoluzioni per 58 imputati, si è conclusa la requisitoria al processo chiamato 'Domino' nei confronti dei clan mafiosi baresi Parisi e Stramaglia. Il processo si celebra con rito abbreviato davanti al gup del tribunale di Bari Susanna De Felice.


Le partici civili (Comune e Provincia di Bari, oltre alle vittime dell'usura) hanno chiesto complessivamente risarcimenti per più di sette milioni di euro. L'indagine ha portato, il 30 novembre 2009, all'arresto di 83 persone e al sequestro di beni per 220 milioni di euro. Le richieste di condanna sono a pene comprese tra i 18 anni e i quattro mesi di reclusione. La pena più alta è stata chiesta per Luigi Magrini, considerato dall'accusa al vertice dell'associazione mafiosa insieme a Savino Parisi (che sarà processato con altri 40 imputati con rito ordinario a partire dal 18 febbraio prossimo). Quindici anni sono stati chiesti per Antonio Di Cosola, presunto capo dell'omonimo clan. Due condanne a 12 anni ciascuno per Ottavio Di Cillo e Vito Valenzano, il primo ritenuto dall'accusa referente del clan sul territorio di Cassano delle Murge; il secondo considerato imprenditore vicino al defunto boss 'Chelangelo' Stramaglia, accusato di curare i rapporti usurari del sodalizio criminale. Il pm Elisabetta Pugliese ha chiesto inoltre cinque condanne a 10 anni di reclusione per Salvatore Buscemi (nipote di 'Chelangelo' Stramaglia, responsabile dello spaccio), per Agostino Giordano (referente su Adelfia e cassiere del clan), Giuseppe Sciancalepore (accusato di gestire gli interessi del clan a Modugno), Francesco Martiradonna ed Emilio Giovanni D'Aluiso (referenti del clan barese nel milanese per gli acquisti di droga). «La mafia - scrive il pm nella memoria consegnata al gup - non è più una questione che ci riguarda solo nel momento di turbativa dell'ordine pubblico; non è più una faccenda sbrigata tra i gruppi malavitosi tra loro; ma è una questione che coinvolge tutti noi e che, ciascuno per il ruolo che riveste nella società, deve farci interrogare su quello che possiamo e dobbiamo fare; salvo diventare complici se non tecnicamente almeno moralmente. E se per questa complicità morale questo pubblico ministero avesse potuto elevare imputazioni, le persone chiamate a rispondere nel presente procedimento sarebbero veramente innumerevoli». Nell'introduzione il pm, facendo un passo indietro all'origine dell'indagine, ha sottolineato la peculiarità di questa inchiesta, data la «qualità degli imputati tra i quali si spazia dal classico malavitoso, all'imprenditore, al commerciante, ai bancari, ai professionisti, fino ai rampolli viziati di famiglie perbene». La sentenza è prevista per il 20 aprile.

ANSA



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