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giovedì 31 marzo 2011

Guardia di Finanza e DDA sequestrano beni per 7 mln di euro all'avvocato Rosario Cattafi


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30 marzo 2011
Messina. 
Beni per 7 milioni di euro sono stati sequestrati dal Gico della Guardia di Finanza di Messina all’avvocato barcellonese Rosario Cattafi.
Mesi di indagini hanno consentito alla Fiamme Gialle di ricondurre a Cattafi la proprietà della società Dibeca Sas di Corica Ferdinanda & C che avrebbe dovuto realizzare un grande parco commerciale a Barcellona.

Di Rosario Cattafi le cronache giudiziarie si erano occupate spesso negli ani 80 e 90 per alcune inchieste di mafia. E di lui si era occupata la Procura di Palermo, in un’inchiesta condotta dall’allora sostituto procuratore Guido Lo Forte, per i suoi rapporti con il capo della P2 Licio Gelli. Tutte le inchieste però furono archiviate ma Cattafi nel 2000 è stato raggiunto da una misura di prevenzione personale definitiva, un obbligo di soggiorno per cinque anni nel comune di residenza. Prendendo come punto di partenza questo provvedimento interamente scontato da Cattafi gli uomini del Gico hanno eseguito il sequestro di beni su disposizione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina.

Un’inchiesta lunga e complessa coordinata dal Procuratore Capo Guido Lo Forte e dal sostituto della Dda Vito Di Giorgio. L’indagine patrimoniale condotta dalla Guardia di Finanza ha permesso di accertare la sproporzione fra i redditi dichiarati al fisco da Cattafi e dal figlio Alessandro ed i beni posseduti. Basta dire che Alessandro Cattafi negli anni 2005, 2006 e 2008 ha dichiarato meno di 10.000 euro e solo nel 2007 ha dichiarato intorno a 20.000 euro. Però fra il 2005 ed il 2009 ha speso circa 90.000 euro per l’acquisto di beni mobili, in particolare auto e moto. Gli inquirenti hanno così portato alla luce una maxi operazione per la realizzazione di un parco commerciale in contrada Siena a Barcellona. Lo dovrebbe realizzare la Dibeca un’impresa intestata alla madre, alla figlia ed alla moglie di Cattafi ma che, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe senz’altro riconducibile all’avvocato barcellonese che avrebbe preso parte a tutte le fasi della trattativa. La grande struttura, composta da centri commerciali, alberghi, ristoranti, locali per intrattenimento ed attività sportive, doveva servire al riciclaggio di denaro proveniente da altre attività.

Questa è la convinzione dei magistrati della Dda che hanno ricostruito l’intera vicenda iniziata nel 2005 con l’acquisto da parte della Dibeca di un terreno agricolo di proprietà di un’opera pia salesiana. Costo dell’operazione : 619.800 euro. Il venne poi ceduto all’impresa milanese GDM che riuscì in poco tempo ad ottenere le necessarie autorizzazioni e varianti per la realizzazione del parco commerciale e l’indispensabile approvazione da parte del consiglio comunale di Barcellona. Questo avvenne nel giugno del 2007. Nel maggio 2008 però la GDM rinunciò alla realizzazione del parco e cedette tutto proprio alla Ribeca che sta proseguendo nel progetto. Ora però la magistratura ha sequestrato sia il terreno che l’intera impresa Dibeca e con essi anche quattro autovetture (fra cui una BMW 530 ed un’Audi cabriolet, una moto Kawasaky, quattro appartamenti, conti correnti e titoli.

Tratto da: tempostretto.it


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LINK: http://www.antimafiaduemila.com/content/view/33610/48/

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