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domenica 21 novembre 2010

'Basta sparare sui magistrati', la chiamata di Salvatore Borsellino


Un migliaio di persone ha partecipato questa mattina alla manifestazione organizzata davanti al Palazzo di giustizia di Palermo dal movimento delle Agende Rosse, fondato da Salvatore Borsellino (il fratello del giudice Paolo, assassinato il 19 luglio '92) e dal comitato Scorta Civica, in solidarietà dei magistrati che indagano sulle stragi e sulla criminalità organizzata. Un evento che si è svolto in contemporanea davanti ai Tribunali di Milano, Firenze, Roma, trasmesso in diretta streaming su diversi siti internet (per l'Espresso ha introdotto l'iniziativa il giornalista Umberto Lucentini). Al fianco delle Agende Rosse e del comitato Scorta Civica, l'associazione dei familiari delle vittime di Via dei Georgofili e l'associazione nazionale Familiari vittime di mafia, Libera, Un'altra storia e tante altre associazioni e movimenti civili. Tra i partecipanti anche Rita Borsellino, Sonia Alfano, Benny Calasanzio e molti altri esponenti dell'associazionismo. A condurre l'evento è stata la rappresentante della Scorta Civica, Lidia Undiemi, che ha spiegato i motivi che hanno spinto ad essere presenti davanti al Tribunale. Una decisione presa immediatamente dopo l'inaccettabile attacco del ministro Angelino Alfano al pm antimafia Nino Di Matteo.

Salvatore Borsellino
Il presidente dell'Anm Palermo il 13 giugno scorso si era espresso a tutela dei colleghi magistrati dopo l'ennesimo attacco denigratorio mosso dal premier Silvio Berlusconi nei confronti dei giudici da lui definiti “politicizzati” e desiderosi di “rovesciare per via giudiziaria il risultato elettorale, il voto degli italiani”. Di Matteo aveva replicato a nome dell'Anm palermitana con queste parole: “Continua la sistematica e violenta offensiva di denigrazione e isolamento di quei magistrati che credono ancora nel principio dell'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Noi resisteremo perché crediamo nella Costituzione sulla quale abbiamo giurato. Mi chiedo con quale faccia continuino a collaborare con questo Governo i colleghi distaccati al ministero della Giustizia che hanno giurato sulla stessa Costituzione”.Il giorno successivo gli uffici del Ministero di Grazia e Giustizia avevano segnalato all'allora vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, le dichiarazioni di Di Matteo chiedendo l'apertura di una pratica a tutela delle toghe che lavorano al ministero. La richiesta è stata poi archiviata il primo luglio e la procura generale della Cassazione ha successivamente trasmesso la richiesta di accertamenti alla procura generale di Palermo. Lo scorso 11 novembre il procuratore generale di Palermo Luigi Croce ha risposto con una relazione in cui ha affermato che le dichiarazioni di Di Matteo sono state fatte come presidente dell'Associazione nazionale magistrati di Palermo e che, quindi, esse non sarebbero suscettibili di valutazioni disciplinari. Allo stato la decisione conclusiva spetta alla procura generale della Cassazione. Per questo i tanti movimenti, presenti in tutta Italia, hanno aderito convintamente all'iniziativa: “perché è importante commemorare i morti, ma ancor di più è far sentire il proprio sostegno ai giudici vivi – ha sottolineato Lidia Undiemi –. E se permettiamo certi attacchi nei confronti di magistrati che stanno compiendo il loro dovere rischiando la propria vita per la ricerca della verità, è un fallimento di tutta la società”. 


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