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domenica 21 novembre 2010

Così Berlusconi pagava Cosa Nostra

Nella sentenza Dell’Utri i rapporti inconfessabili dell’attuale premier con la mafia. E i silenzi con le istituzioni.
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Ne parla Repubblica in un articolo a firma diFrancesco VivianoSilvio Berlusconi, secondo la sentenza Dell’Utri, pagava CosaNostra per ricevere in cambio protezione, e il ruolo dello stalliere Vittorio Mangano non è mai stato quello che il due volte condannato per concorso esterno e Silvio hanno sostenuto:


«Vi è un’indiretta conferma del fatto che anche Silvio Berlusconi – scrivono i giudici della Corte d’Appello di Palermo – in quegli anni lontani, pur di risolvere quel tipo di problemi, non esitava a ricorrere alle amicizie “particolari” dell’amico siciliano (Dell’Utri, ndr) che gli garantiva la possibilità di fronteggiare le ricorrenti richieste criminali riacquistando la serenità perduta ad un costo per lui tollerabile in termini economici».
Ed a questo proposto i giudici rievocano fatti ed intercettazioni telefoniche che si riferiscono a quell’epoca ed a quei fatti.

«Eloquente al riguardo lo sfogo che il Berlusconi ebbe, ben dodici anni dopo le minacce dei primi anni ’70 cui aveva fatto fronte rivolgendosi al Dell’Utri, nel corso della conversazione telefonica del 17 febbraio 1988 con l’amico Renato Della Valle. In quell’intercettazione che era stata disposta per alcuni attentati subiti da Berlusconi il futuro Presidente del Consiglio diceva: «C’ho tanti casini in giro, a destra, a sinistra. Ce n’ho uno abbastanza grosso, per cui devo mandar via i miei figli, che stan partendo adesso per l’estero, perché mi han fatto estorsioni… in maniera brutta. … Una cosa che mi è capitata altre volte, dieci anni fa, e… Sono ritornati fuori. … siccome mi hanno detto che, se, entro una certa data, non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me ed espongono il corpo in piazza del Duomo… E allora son cose poco carine da sentirsi dire e allora, ho deciso, li mando in America e buona notte… ma io ti dico sinceramente che, se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non rompono più i coglioni».
Una scelta coscente e coerente del premier, che la rivendica anche dopo un attentato ad Arcore: nell’occasione spiega ai carabinieri che avrebbe preferito pagare un pizzo di una trentina di milionirispetto ad avere danneggiamenti ed avvertimenti. Tutto questo, secondo i giudici, permette di comprendere che Dell’Utri inviò Mangano per ‘proteggere’, anche se lo stalliere stesso potrebbe aver millantato sul suo potere:

C’è la conferma, affermano i magistrati, che in quegli anni tra il ’70 e l’80 «Berlusconi, pur di stare tranquillo, preferisse trovare soluzioni accomodanti». E trova conferme e credibilità la ricostruzione operata dal Tribunale «in forza delle dichiarazioni rese da Francesco Di Carlo secondo cui l’imputato Dell’Utri si occupò di procurare all’imprenditore milanese la “protezione” attraverso l’assunzione di Mangano con l’avallo e l’intervento diretto dei massimi esponenti di Cosa nostra dell’epoca». Ma sul presunto contatto diretto tra lo “stalliere” Vittorio Mangano e Berlusconi e sull’assunzione di presunti impegni presi da Marcello Dell’ Utri con Cosa nostra attraverso Mangano, i giudici esprimono qualche perplessità e sostengono che Mangano possa avere “millantato”: «Non è irragionevole ritenere che su questi argomenti Mangano possa avere millantato con Cucuzza e La Marca (due mafiosi poi pentiti ndr) anche riferendo loro di colloqui realmente avvenuti e di pretesi impegni in realtà invece mai assunti».


LINK:
http://www.giornalettismo.com/archives/97348/cosi-berlusconi-pagava-cosa-nostra/ 

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