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venerdì 19 novembre 2010

Siderno, sequestrati beni per oltre 200 milioni di euro

'NDRANGHETA

Un seguito dell'operazione "Crimine", centrata sugli interessi delle 'ndrine in Lombardia. Appartamenti, terreni, esercizi commerciali e contante riconducibili alla cosca Commiso. Due pregiudicati uccisi a Reggio Calabria

SIDERNO (Reggio Calabria) - La polizia ha sequestrato beni per un valore di oltre 200 milioni di euro alla cosca Commisso di Siderno, una delle più attive e note della Locride. Si tratta di appartamenti, terreni, un centro commerciale, negozi e denaro in contante, un "tesoro" accumulato dalla 'ndrina in decenni di attività illecite. Il sequestro rappresenta un seguito dell'operazione "Crimine", incentrata sulla penetrazione della 'ndrangheta in Lombardia, che nel luglio scorso portò all'arresto di più di 300 persone. Un altro successo la lotta alla criminalità organizzata calabrese l'ha ottenuto con l'arresto di Pasquale Barbaro, ricercato dal 2009. Ma la cronaca delle ultime ore registra anche altre vittime: due pregiudicati sono stati uccisi a Reggio Calabria.

Il sequestro di beni a Siderno. Disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che ha accolto la proposta del questore, Carmelo Casabona, il sequestro è frutto delle indagini condotte dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, dallo Sco e dal Commissariato di Siderno.

I beni sono riconducibili a Giuseppe Commiso, 63 anni, e ad altri elementi considerati organici alla potente consorteria che opera nella Locride. Gli incontri tra gli affiliati si svolgevano in una lavanderia situata nel centro commerciale sequestrato, già comparsa nell'inchiesta "Crimine". Era lì, come testimoniano le intercettazioni ambientali, che venivano decise le strategie del gruppo criminale e venivano attribuite le cariche al suo interno.

Nei giorni scorsi, anche grazie a quelle intercettazioni, la polizia aveva arrestato tre persone legate alle cosche Cataldo e Cordì, tra cui il giovane rampollo dei Cordì, che avrebbero preso accordi per arrivare a una pax mafiosa dopo la sanguinosa faida durata 40 anni e spartirsi le estorsioni e i proventi illeciti sul territorio. Commisso avrebbe avuto un ruolo di primissimo piano anche in questa vicenda.

L'arresto del latitante Barbaro. Barbaro, 33 anni, di Platì (Rc) è stato arrestato all'alba dai carabinieri in un'abitazione rurale in contrada Palumbo. Era ricercato dall'anno scorso per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Barbaro era in un nascondiglio ricavato tra l'armadio e la parete in muratura della camera da letto. L'accesso era costituito da un pannello in compensato delle dimensioni di un metro e 80 per uno. Nella casa c'erano, al momento dell'irruzione, i più stretti familiari del latitante, che non era armato e non ha opposto resistenza. Nel corso della perquisizione sono stati sequestrati un PC portatile e apparati cellulari, binocoli e tute mimetiche. Secondo gli inquirenti, Barbaro era inserito nel contesto associativo riconducibile al capo società Saverio Trimboli, 38 anni, pure di Platì, arrestato il 13 febbraio scorso.

Il duplice omicidio di Reggio Calabria. Le vittime sono due pregiudicati, Massimiliano D'Ascola, 35 anni, e Giorgio Clemeno, 31. I due, già noti per reati legati agli stupefacenti, erano per strada e stavano parlando davanti al portone del palazzo dove abitavano entrambi, nel quartiere Cep di Archi, alla periferia nord di Reggio Calabria, quando qualcuno gli ha sparato contro numerosi colpi di pistola. Sono morti sul colpo. Gli investigatori hanno sentito parenti ed amici delle vittime per cercare di ricostruire le loro ultime ore di vita e per verificare se negli ultimi tempi avessero avuto dei contrasti con qualcuno. I carabinieri stanno anche indagando per accertare se i due avessero contatti con ambienti della criminalità organizzata reggina. Sul movente, al momento, non viene esclusa alcuna ipotesi.





LINK:
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/18/news/ndrangheta_18_novembre-9231239/

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