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martedì 28 dicembre 2010

Boss ergastolano scarcerato per una sentenza scritta in 4 anni

Resta comunque dietro le sbarre per altra sentenza passata in giudicato
di Aaron Pettinari - 28 dicembre 2010
E' un grave episodio di lentezza della giustizia, nonché una vera beffa alla propria credibilità, quanto avvenuto nei giorni scorsi a Reggio Calabria.

Il boss Giuseppe Belcastro, condannato all'ergastolo nell'inchiesta legata alla faida di Sant'Ilario nella Locride, poteva tornare libero per scadenza dei termini di custodia cautelare in quanto le motivazioni della sentenza d'appello sono stati depositati con quattro anni e mezzo di ritardo rispetto all'emissione del marzo 2006. Belcastro, se non vi fosse stata una pendenza in altro procedimento per cui è stato assegnato ad una casa di lavoro a Sulmona, avrebbe potuto così raggiungere i propri familiari per le feste di Natale.
Per lo stesso motivo sarebbe potuto uscire dal carcere anche un altro ergastolano, Tommaso Romeo, anche lui condannato al processo «Prima luce». Questi, però, non lascerà il carcere perché su di lui pende una seconda condanna all’ergastolo inflittagli dopo l’operazione Valanidi.
Nel novembre scorso proprio il mancato deposito nei termini delle motivazioni della sentenza aveva provocato la scarcerazione di un altro imputato, Luciano D'Agostino, condannato a 15 anni di reclusione.
Proprio all'indomani di questa prima scarcerazione, una richiesta di ispezione ministeriale era stata rivolta, con un' interrogazione al Ministro Alfano, dalla deputata di Futuro e libertà Angela Napoli.
La parlamentare ha ricordato ieri di avere "presentato due interrogazioni sul caso del macroscopico ritardo nel deposito della motivazione della sentenza del processo 'Prima Luce' sulla faida di Sant'Ilario" e di non avere "mai ricevuto risposta. In questo modo - denuncia - si garantisce il procrastinare della criminalità organizzata e la mancanza di fiducia nella giustizia da parte dei cittadini".
Anche la Procura di Reggio Calabria aveva già segnalato alla Corte d'appello i ritardi nel deposito della motivazione della sentenza 'Prima luce'. Dopo la scarcerazione di Belcastro, la Procura scriverà nuovamente alla Corte d'appello per segnalare le "gravi anomalie" legate ai ritardi nel deposito della sentenza.
Il ministro della Giustizia Angelino Alfano in una nota ha fatto sapere tramite il proprio portavoce che il procuratore generale della Cassazione ha già esercitato l'azione disciplinare a carico del giudice Enrico Trimarchi, il 20 maggio del 2009, rendendo «così superfluo ogni ulteriore accertamento ispettivo che avrebbe rappresentato soltanto un'inutile sovrapposizione”.
Trimarchi comunque ha voluto precisare: “È ridicolo dire che sono passati quattro anni per scrivere una sentenza. Il problema vero è il sovraccarico di lavoro ordinario che spesso non lascia quei due mesi di tempo necessari per scrivere una sentenza del genere. Stiamo parlando di un processo complesso con migliaia di pagine e ben 80 faldoni. La questione è già passata al vaglio del Csm che ha valutato le mie ragioni e mi ha sanzionato con la perdita di anzianità per due mesi. Se non ci fossero state adeguate giustificazioni la sanzione sarebbe stata ben più severa”.
Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, che aveva coordinato l'inchiesta su mandanti ed esecutori dei 15 omicidi della faida, nel lanciare comunque un allarme proprio riguardo le problematiche dovute all'organico ridotto, sulla scarcerazione ha detto: “E' un fatto che amareggia perché allontana la gente dall’avere fiducia nella giustizia”.

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