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venerdì 3 dicembre 2010

Il caso Palazzolo approda all'Antimafia

Il boss avrebbe mediato una missione diplomatica in Angoladi Monica Centofante – 3 dicembre 2010
La Commissione parlamentare antimafia si occuperà di Vito Roberto Palazzolo, il tesoriere di Totò Riina e Bernardo Provenzano, condannato in via definitiva per associazione mafiosa, ma che vive in Sudafrica da uomo libero. Protetto dalla falsa identità di Robert Von Palace Kolbatschenko.


Nella giornata di ieri il senatore Giuseppe Lumia, membro della stessa Commissione, ha chiesto l'acquisizione di alcuni atti depositati al processo contro l'imprenditrice milanese Daniela Palli e riguardanti una missione diplomatica italiana in Angola, che sarebbe stata mediata, nel 2004, dal Palazzolo.
A testimoniarlo, tra le altre cose, alcune intercettazioni telefoniche che coinvolgono Alberto Michelini, all'epoca dei fatti rappresentante personale per l'Africa del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e l'imprenditore Paolo Pasini, fino a qualche anno prima capo dell’ufficio del premier. I due, oggi indagati dalla Procura di Palermo per associazione a delinquere, avrebbero rispettivamente rivestito il ruolo di presidente del comitato partito da Roma e diretto in Angola e quello di mediatore. Cosa che Michelini ha prontamente smentito: "La missione in Angola – ha detto - non c'è mai stata. Per me si tratta di una vicenda chiusa, ho già chiarito tutto con la magistratura, inviando tre anni fa una lettera al gip che mi chiedeva notizie".

Attualmente l'indagine, condotta dai pm Gaetano Paci e Domenico Gozzo, risulta bloccata perché l'Angola non ha mai risposto alle richieste di rogatoria inviate magistrati. I quali intendono fare luce sulla missione e sugli investimenti realizzati nel Paese africano. In una dettagliata e-mail il boss latitante aveva infatti inviato alla Palli, che lo aveva poi girato a Pasini, un elenco di “alcuni progetti maturi per la loro realizzazione e che necessitano solo una firma da parte del consiglio dei ministri”. Tra questi: “Un cementificio, alcuni porti semi commerciali e per la pesca, qualunque infrastruttura nel quadro della pesca industriale e artigianale, costruzione di barche, studi riguardo il mare e quello che contiene (relazioni oceanografiche) salvaguardia e sicurezza della costa marittima e delle acque territoriali, costruzione di vedette, elicotteri, piccoli motoscafi attrezzati per la salvaguardia delle coste e contro la pesca di frodo. Prospezioni di giacimenti diamantiferi con la presenza stabilita di diamanti, oro e platino, rame e cobalto ed altri minerali”. Ancora, nella missiva telematica è specificata la possibilità di realizzare una “rete autostradale” o iniziative nel “campo dell'educazione” e in “quello farmaceutico”.

Una situazione allarmante in parte riportata anche nell'appello incidentale seguito alla condanna di primo grado del senatore Marcello Dell'Utri (poi condannato in secondo grado a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa). Che sarebbe stato contattato dalla stessa Daniela Palli, tramite, secondo le accuse, per le richieste rivolte al senatore dal boss Palazzolo, che intendeva sfruttare quel canale politico per risolvere i propri problemi giudiziari e ammordibire le richieste di assistenza internazionale. Meglio detto: una richiesta di rogatoria e una richiesta di estradizione.

Per questo ieri il senatore Lumia ha chiesto l'acquisizione degli atti sottolineando che “Vito Roberto Palazzolo è il depositario di molti segreti di Cosa Nostra, per questa ragione già il giudice Falcone chiedeva di arrestarlo”. Il Governo italiano, ha proseguito Lumia, “deve avviare un'azione politica seria per ottenere l'estradizione di questo finanziere di mafia. La questione non può essere affrontata in maniera esclusivamente burocratica”.


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