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mercoledì 15 dicembre 2010

Il pentito e' su Facebook

di Umberto Lucentini - 14 dicembre 2010
E' il primo caso nella storia di Cosa Nostra: Vincenzo Calcara, già uomo d'onore legato ai Messina Denaro e da tempo collaboratore di giustizia, ora racconta le sue verità via social network
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La pagina di Vincenzo Calcara su Facebook
Descrive la cerimonia di affiliazione del 1979 come "uomo d'onore riservato" della famiglia mafiosa di Castelvetrano alle dipendenze di Francesco Messina Denaro, il padre dell'attuale superlatitante Matteo. Ripete le sue accuse già rese in tribunale contro l'ex sindaco Dc del suo paese, Tonino Vaccarino, arrestato per mafia nel maggio del 1992 e condannato anni dopo per traffico di stupefacenti. Parla del delitto del banchiere Roberto Calvi e di soldi che Cosa nostra avrebbe riciclato tramite lo Ior, la banca del Vaticano. E ricorda il suo primo faccia a faccia con Paolo Borsellino, il magistrato che avrebbe dovuto uccidere alla fine del 1991 su ordine della cosca del suo paese e al quale raccontò invece i suoi segreti affidandosi a lui dopo aver deciso di collaborare con la giustizia.

Un racconto a puntate della propria vita che Vincenzo Calcara, classe 1956 - ormai da anni "dimessosi" dal programma di protezione per i "pentiti" in cui fu ammesso a seguito delle sue rivelazioni a Borsellino - affida da giorni al suo profilo di Facebook. Il gruppo del social network, che Calcara ha intitolato "Le mie verità", si arricchisce ogni giorno che passa. I primi contatti sono stati stabiliti in rete a fine novembre, dopo l'intervista pubblicata da 'L'espresso' on line dal titolo "Via D'Amelio, regia esterna"; adesso la sua cerchia di amici è già salita a quota 200. E cresce ogni giorno che passa da quando Calcara pubblica le parti del suo memoriale reso noto già in parte su www.19luglio.com, il sito internet creato da Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, promotore del movimento "Agende Rosse".

Calcara nel suo profilo parla della sua iniziazione nella cosca di Castelvetrano, da sempre legata a Totò Riina e Bernardo Provenzano, e della sua assunzione negli anni Ottanta come addetto della Dufrital, una società di servizi doganali che operava all'aeroporto di Milano Linate su interessamento delle cosche: "Mi utilizzavano per coprire colossali traffici di droga e reperti archeologici...". Poi la descrizione di una missione speciale: "Nella primavera del 1981, mentre mi trovo a Milano, il mio capo Michele Lucchese mi dice che deve parlarmi di una cosa della massima importanza. "Enzo, questi sono gli ordini. Il 12 maggio devi prendere un treno per Roma. Alla stazione Termini ci saranno due persone ad aspettarti al binario numero 3. Li conosci. Loro ti diranno cosa devi fare. Dovrai prendere in custodia due turchi che ti saranno consegnati da un bulgaro. Questo bulgaro è una persona fidata e importante. Basta. Non posso anticiparti niente. Ti dico solo che nella Città Eterna sta per scoppiare una bomba che rimarrà nella Storia!". Il giorno dopo, data storica per l'attentato a Papa Wojtyla, Calcara in una piazza San Pietro sconvolta e atterrita prende in consegna un turco e lo accompagna in treno a Milano. Un mistero che le indagini finora aperte non hanno chiarito fino in fondo.

Calcara, che ha testimoniato nei processi per l'uccisione del banchiere Roberto Calvi e in quello contro i "picciotti" della 'ndrangheta che hanno fornito esplosivi e armi a Cosa nostra siciliana, spiega così la sua scelta di aprire un profilo su Facebook: "Voglio raccontare le storie di cui sono stato testimone perché spero che quante più persone siano informate delle complicità di Cosa nostra con colletti bianchi, politici e massoni".

Tratto da:
espresso.repubblica.it

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