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sabato 11 dicembre 2010

L'Unione Europea ascolta Don Ciotti e Saviano



Sì alla direttiva per il sequestro dei beni illecitidi Aaron Pettinari - 10 dicembre 2010E' finito il tempo delle illusioni al Parlamento europeo. Per due giorni a Bruxelles ha tenuto banco il tema della lotta alla criminalità organizzata e ad aprire gli occhi a riguardo, per due giorni, sono stati il presidente di “Libera” don Luigi Ciotti e lo scrittore Roberto Saviano. In momenti diversi entrambi hanno ricordato quanto possa essere pericoloso pensare alla mafia come un fenomeno appartenente alla sola penisola italiana, perché ''In tempi di crisi con un'Europa che ha bisogno di liquidità il rischio di infiltrazioni delle mafie (che dispone di denaro in ingenti quantità) è altissimo” ha ricordato Saviano, intervenuto giovedì per la consegna del premio “Libro Europeo dell'Anno” per il libro “La bellezza e l'inferno”.

Un concetto, quello della mafia come fenomeno continentale, che è stato ribadito anche da don Ciotti durante il ciclo di conferenze e workshop organizzato nell’emiciclo del Parlamento europeo dal network Flare, costola internazionale di “Libera”, in occasione della giornata internazionale contro la corruzione.
Secondo un rapporto appena pubblicato da Trasparency International, il 73% degli europei ritiene che negli ultimi tre anni la corruzione è aumentata.
Secondo i dati forniti da Libera ogni anno in Italia la corruzione è una tassa occulta pari a 50/60 miliardi all’anno. L’ultimo rapporto di Transparency International sulla percezione della corruzione nella pubblica amministrazione, consegna al nostro paese il 67esimo posto a livello mondiale, subito dopo il Ruanda.
Nel sostenere la necessità di avere una direttiva europea per la confisca dei beni criminali ed il loro riutilizzo sociale don Ciotti ha anche commentato i recenti dati forniti dall'Onu che
attestano l'impatto della criminalità organizzata nell'economia globale (10% del pil): “I mafiosi investono ovunque e cercano di infiltrarsi nel sistema in Italia come in Europa, cosa che i numeri dimostrano in modo drammatico”.

Quindi don Ciotti è tornato anche sulla querelle che ha visto protagonisti proprio l'autore di “Gomorra” ed il Ministro degli Interni Maroni: “Una reazione di pancia, quella di Maroni. Roberto non ha detto che ci sono legami, ha detto stiamo attenti. E lo dico anche io. In questo senso anche in questo nostra conferenza ci sono associazioni di grande valore civile in cui la mafia ha cercato di inserirsi. Non è un giudizio, non significa etichettare nessuno. Le mafie hanno proprio questa capacità, di infiltrarsi, di camuffarsi, di entrare nel sistema. La loro capacità di entrare è strategica. Quindi tutti devono, umilmente, prendere coscienza che questo problema è un'insidia per tutti”. “Detto questo - ha continuato don Ciotti - bisogna osservare che Milano ha 750 beni confiscati, a Torino la mafia ha ucciso il procuratore capo Bruno Caccia, Bardonecchia è stata commissariata di fatto per infiltrazione mafiose, il consiglio comunale di Desio si è autosciolto per problemi di mafia. Tutte le vicende a Parma, Reggio Emilia, Modena dicono che la mafia al nord c'è. E  investe anche in Europa”.
La Ue ha ascoltato senza scandalizzarsi, anzi: la commissaria alla Giustizia ha promesso che entro il prossimo anno Bruxelles varerà la direttiva per coordinare a livello europeo i provvedimenti di confisca dei beni di provenienza criminale. Beni che ammontano a centinaia di miliardi di euro.
“Troppi profitti finiscono nelle mani sbagliate – ha affermato in un messaggio video - Nel 2011 presenteremo una proposta per rafforzare il quadro legislativo europeo in materia di confisca dei beni della criminalità. La confisca dei beni colpisce i criminali dove fa più male. Possiamo e dobbiamo fare di più. Tutte le fasi del recupero devono essere coordinate, dall’identificazione dei beni alle procedure di confisca, il loro immagazzinamento e l’eventuale cessione”.

Però, aggiunge, “avere una legislazione in vigore non basta, occorre anche una cooperazione più stretta fra le capitali”.
In Italia sono state tolte alla mafie e destinate a uso sociale 359 proprietà dal 1996. Nel Regno Unito gli inquirenti hanno strappato ai malavitosi un bottino da 185 milioni nel 2009. Poco, se si pensa che il fatturato criminale sull’isola è stimato in 18 miliardi annui.
La proposta a cui la Commissione sta lavorando vuole “proteggere l’economia legale”. Si guarda alla criminalità più classica e ai grandi «hub», il Mezzogiorno d’Italia considerato pericoloso quanto il crocevia della droga e del contrabbando che pulsa fra il porto belga di Anversa e quello olandese di Rotterdam, senza dimenticare gli scali bulgari e romeni del Mar Nero. “Serve una direttiva europea”, insiste don Ciotti, come occorre puntare sull’uso sociale dei beni confiscati. “L’azione deve avere continuità - precisa il fondatore di Libera -, deve vedere che Cosa Nostra diventa Cosa Loro, deve poter capire che è possibile uscire da questa terribile cappa”.
Alla conferenza organizzata da Flare hanno dato il sostegno cinque dei sette gruppi politici dell'europarlamento (Ppe, S&D, Alde, Gue e Verdi), fuori sono rimasti i conservatori dell'Ecr e gli euroscettici dell' Efd che raggruppa la Lega e gli indipendentisti britannici dell'Ukip.

Al termine dei lavori sono stati quindi stilati quattro punti di partenza per contrastare l'accerchiamento della criminalità organizzata: tornare ad un controllo del movimento dei capitali, tassare le rendite finanziarie, aumentare la trasparenza nell'utilizzo di fondi pubblici, combattere i paradisi fiscali e insistere sulla confisca dei beni criminali.
Primi passi importanti a cui dovranno seguirne altri. A parte l'Italia, infatti, nei più importanti paesi europei vi è una legislazione antimafia non soddisfaccente o nulla, che non prevede il reato di associazione mafiosa, senza il quale diventa difficile effettuare un azione di contrasto realmente efficace

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