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martedì 7 dicembre 2010

Mafia. Interrogato in procura il deputato Franco Mineo

Il politico del Pdl in contatto con i fratelli Scotto e prestanome di Angelo Galatolodi Maria Loi - 7 dicembre 2010
Palermo.
Ieri i pm di Palermo Pietro Padova e Antonio Ingroia hanno interrogato il deputato dell’Ars in quota Pdl Franco Mineo, indagato dalla procura di Palermo con l’accusa di intestazione fittizia di beni e per aver fatto da prestanome ad Angelo Galatolo, figlio del boss dell’Acquasanta, ufficialmente usciere all’Asp 6 di Palermo.
L’interrogatorio dell’assicuratore siciliano è durato quattro ore. All’uscita Mineo  ha detto ai giornalisti: “Non ho nulla da dichiarare”. Secondo il suo legale “c’è stato un chiarimento totale sui punti della contestazione”. I pubblici ministeri hanno aggravato il quadro delle accuse, contestando a Mineo anche i reati di usura (sono stati due prestiti con tassi del 20% a far scattare l’accusa ndr), peculato e malversazione. Al centro delle indagini, le intercettazioni della Dia che hanno sorpreso Mineo, dal dicembre del 2007 al novembre 2008, a colloquio con il figlio del boss Galatolo in cui si parla della divisione dei proventi di alcuni affitti. Le cimi hanno captato per ben 12 volte Angelo Galatolo entrare nell’agenzia di assicurazioni di Mineo e ci sarebbe anche un filmato che riprenderebbe strette di mano, sorrisi e conversazioni sulla campagna elettorale. Gli inquirenti hanno svolto anche perquisizioni nell'abitazione e nell'ufficio all'Ars di Mineo e disposto il sequestro degli immobili oggetto della contestazione.
Dalle intercettazioni ambientali sono emersi anche i colloqui tra il politico e il trafficante di droga Pietro Scotto, il tecnico della società telefonica sospettato e poi assolto dall’accusa di essere stato l’uomo che aveva intercettato il giudice Paolo Borsellino il giorno della strage. Mineo ha avuto rapporti anche con il fratello di Pietro Scotto, Gaetano, in carcere per la strage di Via D’Amelio e indagato nelle nuove indagini sul fallito attentato all’Addaura. Sul boss dell’Acquasanta Gaetano Scotto aveva indagato a fondo il consulente delle procure Gioacchino Genchi il quale ha riferito di telefonate registrate tra Mineo e Scotto in un momento delicato “tra il dicembre e il marzo del ‘93”. “Solo che non mi risulta che qualcuno l’abbia mai sentito in proposito – ha detto Genchi -, nonostante Scotto nello stesso periodo in cui si sentiva con lui, e cioè fino agli inizi del ’93, fu autore della strage di via D’Amelio”.


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