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sabato 18 dicembre 2010

Mafia, nuovi guai per Ciancimino jr

Per Massimo Ciancimino adesso si fa davvero dura. Il Corriere della Sera pubblica la trascrizione di una serie di intercettazioni ambientali che, se confermate nel contenuto, dimostrano come il figlio di don Vito nasconda ancora all’estero una parte importante del tesoro di suo padre. E soprattutto evidenziano come Ciancimino junior per farlo rientrare in Italia abbia tentato di mettere in piedi un’operazione di riciclaggio basata su contratti di consulenza e fatture false.

Al centro della storia c’è l’ormai famoso viaggio a Verona effettuato da Ciancimino a fine ottobre senza scorta. Un viaggio in cui, il testimone di vent’anni di rapporti tra lo Stato e la mafia recentemente indagato per calunnia ai danni del capo degli 007 Gianni De Gennaro, incontra assieme al suo commercialista Girolamo Strangi, un professionista calabrese legato al clan Piromalli di Gioia Tauro.

Nelle sue interviste Massimo Ciancimino aveva sostenuto di essere finito da Strangi quasi per caso. A fare da tramite con lui, aveva infatti spiegato, sarebbe stato un commercialista che cercava persone disposte a finanziare le sue attività di brokeraggio di acciaio.

Una ricostruzione che cozza con quanto scrive il Corriere. Il quotidiano di via Solferino spiega infatti che durante un colloquio con Strangi l’erede dell’ex sindaco di Palermo, condannato per mafia, parla del presunto tesoro del padre. Il denaro sta a Parigi, scrive il quotidiano milanese, i due discutono di come farli rientrare. “Un intermediario, tale Paolo, sarebbe dovuto andare a Parigi e portare il denaro in macchina fino in Calabria, ma Ciancimino è perplesso: ‘Ti fidi a fare tutto questo percorso in macchina con i soldi? Io non ho problemi, che sono con scorte e tutto, passo ovunque’”. Da quel che dice il figlio di “don Vito”, quei contanti da riconvertire in altre forme sembrano derivare dalla vendita della società Gas Natural, “vicenda già passata al setaccio nel processo in cui è stato condannato: ‘Questi sette (presumibilmente milioni di euro, ndr) miei in nero, alcuni li ho spesi e poi sono rimasti’. In tutto sarebbero cinque milioni: ‘Io ce ne ho un pacco ancora da cinque che è sottovuoto…. la banca me li dà sottovuoto cinque milioni…’. E in un altro passaggio Ciancimino jr si lamenta: ‘Stanno là a fare la muffa’”.

All’origine dell’indagine della procura di Reggio Calabria, che ha inquisito Ciancimino jr per riciclaggio, ci sarebbe il tentativo di ripulire i fondi neri attraverso uno scambio di contanti con assegni. Notizia emersa già settimana scorsa ma che oggi trova nuove conferme. Stando almeno a quanto scrive il Corriere. “Li porto in Italia i miei cento e poi li do a Paolo?”, chiede Ciancimino. E ancora: “Una volta che abbiamo messi questi cento, mi devi dare settanta di assegni, giusto?”. Centomila contro settantamila, par di capire. Prosegue l’articolo: “Perché Massimo Ciancimino – già condannato per riciclaggio di una parte del “tesoro” di provenienza mafiosa accumulato dal padre – sostiene di avere molto contante in Francia, che deve far rientrare in Italia sotto altre forme: ‘Per me il contante è micidiale. Io faccio tutto con carta di credito. A me serve. Perché girano le tue aziende, che poi riesci a farmele avere come consulenze. L’ideale sarebbe creare una società all’estero a cui io fatturo consulenza tipo informatica, energie… cose varie… e loro mi pagano’.

Ciancimino dice a Strangi che per lui i contanti “’sono carta straccia’ e spiega che se venisse sorpreso a versare, spendere o spostare banconote ricomincerebbero i suoi guadi ‘vado su tutti i giornali del mondo’, ‘Ciancimino è andato a recuperare il tesoro’, sono rovinato’”, conclude.



Il Corriere della Sera riporta stralci delle intercettazioni tra il figlio di don Vito e Strangi, uomo vicino alla 'ndrangheta. L'erede dell'ex sindaco di Palermo si vanta di poter avere informazioni sulle inchieste e parla del presunto tesoro del padre
 
Ieri la procura ha interrogato Girolamo Strangi, ritenuto complice del figlio di don Vito. A Strangi i magistrati di Reggio hanno contestato i colloqui intercettati nel suo ufficio con Ciancimino jr e altre vicende. Comprese le preoccupazioni giudiziarie dell’imprenditore calabrese, che il suo interlocutore si propone di risolvere, riporta sempre il Corriere della Sera.

“’A me mi stanno addosso”, dice Strangi. E Ciancimino: ‘Se hai problemi dimmelo. A Verona ti faccio nominare un avvocato che, praticamente, è il professore all’accademia della guardia di finanza’. Poi sostiene di essere in grado di verificare l’esistenza di qualsiasi indagine grazie alla banca dati dei magistrati di Palermo, di cui afferma di poter disporre pressoché a suo piacimento: ‘Io me la vado a vedere nel registro. C’è la convergenza nazionale dei dati. E ti stampano tutto, quelle in corso e tutto. Se gli digito un nome mi dice se c’è l’iscrizione in un’indagine, anche dei vigili urbani. E’ la banca dati del ministero. Della dda, dell’antimafia, ce li ha tutti i dati, pure se hai perso il passaporto. Se ti serve saperlo io, quando ho un attimo guardo’.

Strangi si mostra interessato ma dubbioso: “Non vorrei innescare un meccanismo che tu vai a vedere e quello… non vorrei causare casini’, e Ciancimino ribatte ‘Sennò regalo un i-phone a qualcuno e glielo faccio vedere’”.

Non solo, l’erede dell’ex sindaco di Palermo sostiene di avere mani libere. “Io faccio quello che minchia voglio là dentro. L’altra volta mi sono andato a vedere un file dove c’erano le barche da sequestrare”. E poi, riferendosi a inchieste fiscali a suo carico (ce n’è una a Forlì) e alla trasmissione Annozero alla quale aveva appena partecipato: “L’hai vista? Sono un’icona per loro. Se io dico, mi vogliono fottere con una minchiata, mi vogliono coinvolgere e robe varie, loro….. in gioco io c’ho molto di più di un’inchiesta fiscale. E allora gli dicono a quelli: guardate che è il nostro teste principale d’accusa su quel che è successo negli ultimi vent’anni, non mo screditate per una cazzata’”. Parole che, spiega il Corriere, gli investigatori ritengono essere una millanteria. Ma che bastano per screditare Ciancimino. Non tanto per quanto riguarda il contenuto delle sue dichiarazioni sulla trattativa Stato Mafia, ritenute credibili dai magistrati solo quando supportate da documenti. Ma per quanto riguarda le motivazioni che lo hanno spinto a parlare.

Lettera aperta di Benny Calasanzio a Massimo Ciancimino: clicca qui

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/12/18/mafia-nuovi-guai-per-ciancimino-jr/82659/

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