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venerdì 3 dicembre 2010

Niente teste calde in commissione antimafia

Abbiamo appreso che il pm Gaetano Paci, della procura di Palermo, sta conducendo una delicatissima inchiesta sui contatti risalenti al 2004 tra Vito Roberto Palazzolo, accusato di essere il tesoriere di Totò Riina e Bernardo Provenzano, e alcuni esponenti del centrodestra assai vicini a Silvio Berlusconi: Alberto Michelini allora rappresentante personale per l’Africa del presidente del Consiglio (Silvio Berlusconi) e l’imprenditore Paolo Pasini, fino a qualche anno prima capo dell’ufficio del presidente del Consiglio (sempre Silvio Berlusconi).

 Michelini e Pasini oggi risultano indagati dalla Procura di Palermo per associazione a delinquere.

Nel 2007 proposi Gaetano Paci, magistrato di grande competenza e limpidezza professionale come pochi, come consulente, a titolo gratuito, della Commissione nazionale antimafia. La proposta venne sonoramente respinta perché Gaetano Paci aveva condotto inchieste assai dure e determinate su politici siciliani del centrodestra chiedendo pene assai severe. Insomma aver fatto bene il proprio dovere istituzionale, aver perseguito soggetti per i loro rapporti con la criminalità organizzata non era titolo di merito ma addirittura una causa insormontabile di esclusione. Come dire, era antropologicamente diverso, insomma una vera e propria testa calda e dura.

Con le nuove inchieste che sta conducendo, credo che Paci si precluda anche per il futuro ogni sua collaborazione con la Commissione nazionale antimafia, ma sono certo che egli ne sia consapevolmente lieto.

Orazio Licandro

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