3 dicembre 2010
Palermo. È durata meno di mezz'ora e ha portato solo modesti contributi la deposizione di Epifania Scardino, vedova di Vito Ciancimino, al processo per la scomparsa del giornalista Mauro De Mauro. La donna era stata convocata per confermare le dichiarazioni del figlio Massimo il quale avrebbe saputo dal padre che la scomparsa del giornalista (16 settembre 1970) fosse collegata all'uccisione del procuratore Pietro Scaglione del 5 maggio 1971. L'ex sindaco era convinto, e lo ha scritto negli appunti consegnati dal figlio alla corte, che i due delitti fossero stati compiuti su «input di ambienti istituzionali romani». La deposizione della vedova Ciancimino è stata punteggiata da tanti vuoti di memoria. Non ha saputo tra l'altro indicare neppure le date del suo matrimonio e della nascita dei 5 figli. Spesso ha detto di non ricordare anche particolari di cui pure aveva parlato con i pm. E solo dopo la lettura di brani dei verbali ha finito per confermare soprattutto l'amicizia con la famiglia Scaglione e con quella del notaio Luciano Ferrauto. Era quella, ha detto, una comitiva che si ritrovava nelle lunghe passeggiate «che tanto piacevano a Scaglione» nelle cene e perfino nelle vacanze estiva soprattutto a Montecatini. Tra i pochi ricordi certi di Epifania Scardino c'è la serata del 20 luglio 1969 di cui ha parlato il figlio Massimo, trascorsa in casa del procuratore Scaglione per seguire in tv lo sbarco sulla luna. Scaglione e Ciancimino si erano visti fino a un paio di giorni prima dell'agguato. Dopo il delitto l'ex sindaco, ha ricordato la moglie, scoppiò a piangere e si chiuse nello studio per due giorni. «Non lo avevo mai visto piangere in questo modo. Diceva che gli assassini si erano comportati come bestie», ha detto la vedova. Lei stessa rimase profondamente colpita da una «notizia bruttissima» che apprese per caso incontrando per strada un dipendente comunale. I vuoti di memoria non hanno consentito a Epifania Scardino di aggiungere particolari o confermare il racconto del figlio sulle frequentazioni del marito con Totò Riina e Bernardo Provenzano. Oltretutto, ha spiegato, il marito svolgeva la sua attività e incontrava persone in un'ala della casa diversa da quella in cui di solito viveva lei.
Tra i pochi elementi utili della testimonianza della vedova Ciancimino c'è solo la conferma che il figlio Massimo era con il padre, nel soggiorno obbligato di Rotello ed agli arresti domiciliari a Roma, quando don Vito incontrava gli uomini dei servizi segreti per la «trattativa» tra lo Stato e la mafia. La corte ha sentito anche Enrico Servillo, figlio del fotografo di Nicosia (En) che, il 27 ottobre 1962, riprese i momenti dell'ultima visita del presidente dell'Eni, Enrico Mattei, in Sicilia. Subito dopo la morte sull'aereo caduto a Bascapè, misteriosi personaggi si precipitarono a casa di Servillo «di notte», per ritirare tutte le foto e tutti i rullini. Il figlio non ha mai saputo il perchè tanto interesse e da parte di chi.
ANSA
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