Roma. Nicolò Amato, responsabile del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria nel '92-'93 ha indirettamente confermato durante la sua audizione davanti alla commissione Antimafia che non vi furono decreti riguardanti il l'adozione di 41 bis, cioè il carcere duro per i mafiosi tra la strage di Capaci (Falcone) e quella di via D'Amelio (Borsellino) mentre era in corso la cosiddetta «trattativa» tra mafia e Stato. Oggi Amato ha spiegato, snocciolando dati e riscontri, che la sue riserve sul 41 bis riguardavano la necessità che fosse previsto con una legge, e non con un atto amministrativo discrezionale da parte del ministro di Grazia e Giustizia e che avesse una reale incisività oltre al fatto che doveva essere un atto straordinario per rispondere alla sfida lanciata dalla mafia allo Stato con le stragi. Nonostante l'insistenza dei commissari su questo tema Nicolò Amato non ha risposto chiaramente a questa domanda insistendo però sul fatto che che la gran parte dei 41 bis vennero decisi il 20 luglio, subito dopo l'uccisione del giudice Borsellino.
ANSA
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