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martedì 25 gennaio 2011

Grasso su lotta alla mafia: ''Serve impegno, non si deve restare alla finestra''



25 gennaio 2011
Napoli.
Le mafie, il contrasto alla criminalità organizzata, le relazioni con l'area grigia, la necessità di una formazione costante dei giovani per combattere la malavita.
Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, ha tenuto una lectio magistralis alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli. Il procuratore ha parlato ai ragazzi del master in Criminologia e diritto penale, analisi criminale e politiche della sicurezza urbana, in collaborazione anche con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'ateneo federiciano. È stata l'occasione per ricordare i legami tra la criminalità organizzata e l'area grigia, i colletti bianchi. «Il fine delle organizzazioni criminali è il profitto illecito - ha detto - cercano il consenso e lo portano su un piatto d'argento alla politica alla quale chiede in cambio di gestire insieme il potere». E gioca a favore della criminalità un atteggiamento di sfiducia in ciò che accade che porta i cittadini a disinteressarsi della lotta e del contrasto al fenomeno criminale. «Ma la lotta alle mafie - ha precisato - non può essere lasciata solo a forze dell'ordine e magistratura». Appare forte il disimpegno sociale e «la diffusa tentazione che ognuno guardi alle proprie cose, ma nessuno può restare a guardare alla finestra». «Oggi l'etica sembra ridotta a un patteggiamento - ha sottolineato - se i cittadini vedessero dei risultati, se fossero perseguiti gli obiettivi della collettività e non dei singoli, allora sarebbe facile superare sfiducia , indifferenza e rassegnazione». La mancanza di lavoro, la disoccupazione, «è criminogena» e spinge il cittadino a percorrere la strada del «clientelismo, negazione di qualsiasi forma di meritocrazia». «Certa mediazione politica - ha sottolineato - è parallela a quella di tipo mafioso perchè è una relazione tra chi ha un bisogno, in questo caso di lavoro, e chi ha il potere di soddisfare questo bisogno». Il clientelismo, precisa poi Grasso, è «il momento più basso della politica». «Quando mi viene chiesto quali esempi seguire io penso a Borsellino e Falcone - ha concluso - Al primo, dopo la strage di Capaci, molti consigliarono di lasciar perdere, ma lui disse che non era amico chi gli suggeriva di smettere di combattere. A Falcone, invece, Buscetta disse che la mafia non dimentica. Falcone, dal canto suo, gli rispose che dopo di lui ci sarebbero stati altri a continuare la lotta alla malavita e noi siamo qua».

ANSA



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