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giovedì 13 gennaio 2011

Mafia. Cassazione conferma condanna per l'ex senatore Vincenzo Inzerillo


di Maria Loi - 13 gennaio 2011
Palermo.
La prima sezione della Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a 5 anni e 4 mesi di carcere per l’ex senatore democristiano di Palermo Vincenzo Inzerillo accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Inzerillo, molto probabilmente, oggi stesso tornerà in carcere per scontare la pena residua: due anni e mezzo.

Segretario del senatore Giuseppe Cerami e poi di Attilio Ruffini, Inzerillo ha ricoperto anche il ruolo di consigliere comunale di Palermo dall’80 fino al ’92 quando è diventato senatore. E’ stato più volte assessore e nel ’90 vicesindaco nella giunta Lo Vasco. Accusato di essere stato uomo a disposizione dei boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano, Inzerillo è finito sotto indagine nel ‘93, nell’ambito di un’inchiesta antimafia in cui era stato sospettato di avere fatto pressioni, attraverso il notaio Pietro Ferraro, sul presidente della Corte d’Assise che stava giudicando gli assassini del capitano dei carabinieri Emanuele Basile.
Il 15 febbraio 1995 Inzerillo è stato arrestato in seguito alle rivelazioni di diversi collaboratori di giustizia i quali hanno parlato di rapporti stretti tra il politico ed esponenti di spicco di Cosa Nostra.
Personaggi estranei alla mafia hanno confermato gli appoggi dati da alcune famiglie mafiose, in particolare quella di Brancaccio, alla carriera di Inzerillo. Condannato in primo grado a otto anni per associazione mafiosa, Inzerillo è stato assolto in appello poi la Cassazione è intervenuta rinviando il processo alla prima sezione della Corte d’appello di Palermo che l’11 gennaio 2010 ha derubricato il reato ritenendolo  comunque colpevole di concorso in associazione mafiosa, pronunciando la condanna a 5 anni e 4 mesi, sentenza resa adesso definitiva dalla Suprema Corte.
Nel 2003 l’ex senatore Dc è finito sotto indagine per concorso in strage nell’ambito dell’inchiesta sui mandanti occulti delle stragi del ’93. Ma poi l’indagine è stata archiviata.


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