di Aaron Pettinari - 4 febbraio 2011“Un figlio chiede solo che suo padre venga curato e che non sia trattato come una bestia. Nient'altro. Se poi l'esisenza di mio padre dà fastidio, qualcuno abbia il coraggio di chiedere la pena di morte anche ad personam».
Con queste parole Angelo Provenzano, figlio maggiore del boss corleonese, in una intervista pubblicata dall'edizione locale del quotidiano “La Repubblica”, ha commentato le condizioni di salute del padre. Nei giorni scorsi i legali di Provenzano hanno chiesto una perizia medica sul capomafia, che sarebbe gravemente ammalato a causa di una recidiva di un tumore alla prostata . “Chi ha perso un padre credo che possa capirmi, anche se il mio dolore non è paragonabile al suo - aggiunge il primogenito del boss - io ho provato a immedesimarmi nei miei coetanei che hanno perso un genitore per morte violenta. Confesso di non esserci riuscito. Penso che provino un dolore immenso che non riesco anche ad immaginare. E mi dispiace. Ognuno di noi paga un dazio e anche io l'ho pagato solo perchè esisto e perchè sono figlio di un certo pezzo di storia di questo paese. Anche un pluriegastolano ha diritto di essere trattato come un essere umano”.
Non è la prima volta che Angelo Provenzano esprime proprie considerazioni sul genitore. Nel dicembre 2008 assieme al fratello Francesco Paolo, nello studio dell'avvocato Rosalba Di Gregorio avevano rilasciato un'intervista a tre delle principali testate nazionali (La Repubblica, La Stampa ed Il Giornale ndr) per liberarsi, spiegavano, una volta per tutte dalle pressioni dei media che invadono la propria vita. Ed anche in quell'occasione le dichiarazioni rilasciate scatenerano una certa reazione nel mondo dell'antimafia.
Reazioni che ovviamente si ripetono oggi che capomafia e familiari chiedono perizie i cui pareri potrebbero anche portarlo a passare dal regime di detenzione al carcere duro agli arresti domiciliari.
“Non crediamo affatto che Bernardo Provenzano venga trattato disumanamente e se è malato, lo chiediamo anche noi, lo si curi, affinchè possa scontare tutto il suo ergastolo per strage al '41 bis' fino in fondo in una patria galera” chiede a gran voce Giovanna Maggiani Chelli, presidente familiari vittime della strage di via dei Georgofili. “In via dei Georgofili – continua - la mafia per conto terzi voleva morti, il carcere è un sorriso francescano rispetto a ciò che hanno dovuto patire Dario Capolicchio, Nadia, Caterina Nencioni e i loro genitori la notte della strage dei Georgofili. La prima cosa che ci viene in mente a caldo, è che la mafia ricatta chi di dovere mentre chiede umanità per i suoi adepti in un momento così particolare. Se Bernardo Provenzano, colui che con noncuranza ha mandato i Graviano in 'Continente' a macellare i nostri figli uscirà dal carcere, anche solo per un momento non staremo certo a guardare, ma innalzeremo striscioni chiedendo allo Stadio Olimpico di darci lo spazio”.
Altrettanto decisa la reazione del senatore del Pd Giuseppe Lumia, membro della Commissione Antimafia: “La presa di posizione del figlio del boss Bernardo Provenzano è sibillina e tipicamente mafiosa. Il sistema carcerario italiano è in grado di prendersi cura delle condizioni di salute di Provenzano in modo serio. Gli arresti domiciliari no, questo mai. La fuoriuscita dal 41 bis sarebbe una scelta sciagurata. C'è una strada che il figlio, se non vuole stare dentro la cultura mafiosa, potrebbe intraprendere: convincere il padre a collaborare. Perchè non prende questa iniziativa?”
Un invito lanciato anche dall'europarlamentare e responsabile nazionale del Dipartimento Antimafia di IdV, Sonia Alfano: “Angelo Provenzano se ha contezza del fatto che al padre vengano negate le cure in carcere, e questo sarebbe gravissimo, lo denunci nelle sedi e con i toni più opportuni. Sparare nel mucchio non serve a nulla. Mi sembra assurdo continuare con gli appelli in favore di un pluriergastolano stragista che non si è mai pentito. Anzi, l'unico appello Angelo Provenzano dovrebbe farlo al padre, chiedendogli di cominciare a collaborare con la giustizia”.
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