di Umberto Lucentini - 10 febbraio 2011
La battaglia contro la criminalità organizzata diventa un obiettivo anche per la Ue. Perché ormai i clan hanno tentacoli che vanno dalla Spagna alla Germania e oltre. E bisogna che i magistrati e le polizie dell'Unione lavorino insieme. Ecco come.
Un coordinamento anti-mafia a livello Ue. Che possa mettere in rete le polizie europee e coordinare gli strumenti di tutti i Paesi dell'Unione contro le mafie. Che non è più un problema solo italiano, ma ha ramificazioni in tutto il continente, dalla Spagna (camorra) alla Germania ('ndrangheta) e oltre.
A gestire questa iniziativa è stata chiamata Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso ed europarlamentare del Pd, nonché fondatrice con don Luigi Ciotti dell'associazione Libera: è stata nominata infatti responsabile del rapporto "Strategia di sicurezza interna dell'Unione Europea". Non è una poltrona, ma un incarico operativo: «Per la prima volta in Europa si parlerà di mafia e si potrà elaborare un metodo comune per contrastarne l'infiltrazione in Eurolandia», spiega la Borsellino. «Finora in Europa ci si è occupati di terrorismo e di criminalità in generale, mai di mafia. E, lo dico senza presunzione, se la Commissione ha deciso di affidare a me questo rapporto è perché sa che me ne occuperò con una certa competenza».
Che lavoro sarà, praticamente?
«Si tratta di individuare gli strumenti perché la Ue combatta le mafie. Ad esempio individuare gli strumenti legislativi più incisivi per rafforzare il lavoro della magistratura, della polizia e della società civile. Si va dalla confisca al riutilizzo dei beni tolti alle organizzazioni criminali, tramite un coordinatore europeo, al potenziamento delle leggi per contrastare il riciclaggio. Da nuove norme per la raccolta delle prove e il loro scambio tra organismi investigativi, al potenziamento dei poteri operativi e di coordinamento di Europol con il rafforzamento del ruolo di controllo e indirizzo del Parlamento europeo».
Sta raccogliendo proposte o indicazioni tecniche per preparare il rapporto?
«Il mio viene definito il rapporto-madre, ma saranno recepite anche le proposte degli altri gruppi. E poi c'è il rapporto di Sonia Alfano sulla lotta alla criminalità organizzata. Tra mercoledì pomeriggio e giovedì mattina a Bruxelles raccoglieremo altre idee e suggerimenti da esperti come il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso; il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli; don Luigi Ciotti; il procuratore contro il crimine organizzato dello Staatsanwaltschaft Duisburg, Jürgen Gaszczarz; David Higgins dell'Interpol. Ai lavori prende parte anche l'eurodeputato Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela, eurodeputato dei Socialisti e Democratici, protagonista di importanti iniziative antimafia. Lavoriamo tutti insieme, con l'obiettivo di sensibilizzare l'Unione sulle mafie e di produrre risultati concreti».
Che tipo di reazioni ha avuto finora?
«Ho già fatto un'audizione con i rappresentanti della Camera dei Lord inglesi: vogliono essere informati su quello che sto preparando ma anche essere ascoltati perché in questo Rapporto siano tenuti presenti i principi della loro legislazione. In Inghilterra su certi temi che riguardano la sicurezza sono molto rigidi perché la loro idea è che la privacy dei cittadini e l'autorità nazionale debba essere considerata prioritaria. Non è un caso che l'Inghilterra non ha adottato il mandato di cattura europeo né ha aderito all'accordo di Schengen che elimina i controlli alle frontiere comuni. Il Trattato di Lisbona del 2009 però riconosce il ruolo di co-legislatori a tutti i Parlamenti degli Stati membri e prevediamo infatti di sentire anche altri Parlamenti nazionali».
Tratto da: espresso.repubblica.it
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