Il dato fa riferimento ai candidati e agli eletti nelle elezioni amministrative dell'aprile 2010. "Il fenomeno riguarda esclusivamente il centro-sud". Ma il presidente della Commissione antimafia avverte: "Il dato di mafiosità in Italia è maggiore di questi numeri"
Il ”codice” di autoregolamentazione stabilito dalla commissione antimafia è stato violato, nelle ultime amministrative, 45 volte. Un fenomeno che riguarda “esclusivamente” il centro-sud. Quindici dei 45 segnalati risultano candidati in liste di “rilevanza nazionale”. Altri 4 in liste civiche con “espliciti riferimenti a partiti nazionali ed i restanti 25 in liste civiche locali”. I dati – spiega Pisanu – “sembra confermare la tendenza del rapporto mafia-politica a stabilirsi e consolidarsi negli ambiti comunale e regionale per proiettarsi, all’occorrenza, sul piano nazionale ed internazionale”. Questi i risultati, illustrati da Pisanu alla commissione antimafia chiamata a valutare la bozza di relazione sull’ampio lavoro di analisi delle candidature e degli eletti alla ultima tornata amministrativa.
Si ”puo’ cogliere una notevole proporzione tra il numero delle violazioni al Codice e la dimensione del rapporto mafia-politica che riusciamo a percepire attraverso l’esperienza della nostra Commissione e le stesse cronache quotidiane”, dice Beppe Pisanu. “E allora dinnanzi alle pur significative 45 violazioni del Codice antimafia, forse possiamo dire che esse non costituiscono un buon indicatore di mafiosità; e conoscendo tante altre cose, possiamo aggiungere che se si sono ‘inabissate’ le cosche si sono anche ‘inabissate’ le loro relazioni con i mondi della politica e degli affari”. E Pisanu fa un invito all’Antimafia: “In questi ‘abissi’, non certo inesplorabili, possiamo e dobbiamo entrare se davvero vogliamo colpire in profondità il crimine organizzato”.
Se il Codice diventa legge. La proposta è stata avanzata dallo stesso Pisanu: “Dovremo riflettere attentamente sulla possibilità di correggere e rendere ben più efficiente il Codice di Autodisciplina come strumento di prevenzione”. Il presidente della Commissione antimafia sottolinea che dovrà essere affrontato il nodo dello “scambio elettorale politico-mafioso. In questa ottica – ha spiegato – potremo anche esaminare la possibilità di stabilizzarlo attraverso una proposta di legge che, ovviamente, dovrebbe risolvere i delicati problemi di costituzionalità che si pongono in ordine al diritto di voto o, più precisamente, all’esercizio dell’elettorato attivo e passivo. Penso che una tale riflessione possa essere ripresa in sede di esame della proposta di relazione avanzata dal VII Comitato sulla normativa antimafia; e mi riferisco, in particolare ai temi controversi ma ineludibili del ‘concorso esterno’ e delle più ampie ipotesi di ‘scambio elettorale politico-mafioso”.
”Naturalmente – ha spiegato Pisanu -considero l’effetto dissuasivo che può avere ottenuto, di per sè, l’approvazione del Codice di Autodisciplina; e soprattutto mi è chiaro che solo in casi particolari le mafie si espongono fino al punto di candidare alle elezioni loro riconoscibili affiliati”. Ma recenti vicende “ ci hanno rivelato lo spettacolo non certo inconsueto di candidati che si offrono ai boss mafiosi in cambio del loro sostegno elettorale. Sappiamo che in genere le mafie non fanno politica, ma se ne servono a tutti i livelli. Non propongono candidati, ma utilizzano gli eletti, pronte a sostenerli successivamente per i servigi resi, come a punirli per le promesse non mantenute. Questo ci insegnano le storie diverse, ma non estranee l’una all’altra, della Mafia siciliana, della ‘Ndrangheta, della Camorra e della Sacra Corona Unita”. Tuttavia- ha aggiunto – “ mi permetto di insistere sul punto: 45 violazioni del codice su decine di migliaia di candidati alle elezioni del 2010 sembrano poca cosa. Lo sono, per esempio, rispetto ai 60 fatti di mafia che le cronache ci hanno rivelato tra il 1 gennaio 2009 e il 31 gennaio 2011: mi riferisco ad arresti e condanne di politici, a indagini su infiltrazioni nelle amministrazioni locali e negli appalti pubblici, a scioglimenti di consigli comunali, ad altre denunce documentate di intrecci mafia-affari politica. Fatti, tutti questi, che nel loro insieme ci rivelano il continuo espandersi dal Sud al Nord Italia di quella ‘zona grigia’ dove la politica incontra le cosche e a queste si piega”. Tutti i dati reali infatti (dal sequestro dei patrimoni illeciti alla cattura dei boss latitanti) “confermano tale espansione”. E Pisanu ha concluso rinviando alle indagini che l’Antimafia svilupperà a breve “specialmente nell’Italia Centro-settentrionale sulla nuova dimensione economico-finanziaria e politica delle mafie italiane e straniere”.
Si ”puo’ cogliere una notevole proporzione tra il numero delle violazioni al Codice e la dimensione del rapporto mafia-politica che riusciamo a percepire attraverso l’esperienza della nostra Commissione e le stesse cronache quotidiane”, dice Beppe Pisanu. “E allora dinnanzi alle pur significative 45 violazioni del Codice antimafia, forse possiamo dire che esse non costituiscono un buon indicatore di mafiosità; e conoscendo tante altre cose, possiamo aggiungere che se si sono ‘inabissate’ le cosche si sono anche ‘inabissate’ le loro relazioni con i mondi della politica e degli affari”. E Pisanu fa un invito all’Antimafia: “In questi ‘abissi’, non certo inesplorabili, possiamo e dobbiamo entrare se davvero vogliamo colpire in profondità il crimine organizzato”.
Se il Codice diventa legge. La proposta è stata avanzata dallo stesso Pisanu: “Dovremo riflettere attentamente sulla possibilità di correggere e rendere ben più efficiente il Codice di Autodisciplina come strumento di prevenzione”. Il presidente della Commissione antimafia sottolinea che dovrà essere affrontato il nodo dello “scambio elettorale politico-mafioso. In questa ottica – ha spiegato – potremo anche esaminare la possibilità di stabilizzarlo attraverso una proposta di legge che, ovviamente, dovrebbe risolvere i delicati problemi di costituzionalità che si pongono in ordine al diritto di voto o, più precisamente, all’esercizio dell’elettorato attivo e passivo. Penso che una tale riflessione possa essere ripresa in sede di esame della proposta di relazione avanzata dal VII Comitato sulla normativa antimafia; e mi riferisco, in particolare ai temi controversi ma ineludibili del ‘concorso esterno’ e delle più ampie ipotesi di ‘scambio elettorale politico-mafioso”.
”Naturalmente – ha spiegato Pisanu -considero l’effetto dissuasivo che può avere ottenuto, di per sè, l’approvazione del Codice di Autodisciplina; e soprattutto mi è chiaro che solo in casi particolari le mafie si espongono fino al punto di candidare alle elezioni loro riconoscibili affiliati”. Ma recenti vicende “ ci hanno rivelato lo spettacolo non certo inconsueto di candidati che si offrono ai boss mafiosi in cambio del loro sostegno elettorale. Sappiamo che in genere le mafie non fanno politica, ma se ne servono a tutti i livelli. Non propongono candidati, ma utilizzano gli eletti, pronte a sostenerli successivamente per i servigi resi, come a punirli per le promesse non mantenute. Questo ci insegnano le storie diverse, ma non estranee l’una all’altra, della Mafia siciliana, della ‘Ndrangheta, della Camorra e della Sacra Corona Unita”. Tuttavia- ha aggiunto – “ mi permetto di insistere sul punto: 45 violazioni del codice su decine di migliaia di candidati alle elezioni del 2010 sembrano poca cosa. Lo sono, per esempio, rispetto ai 60 fatti di mafia che le cronache ci hanno rivelato tra il 1 gennaio 2009 e il 31 gennaio 2011: mi riferisco ad arresti e condanne di politici, a indagini su infiltrazioni nelle amministrazioni locali e negli appalti pubblici, a scioglimenti di consigli comunali, ad altre denunce documentate di intrecci mafia-affari politica. Fatti, tutti questi, che nel loro insieme ci rivelano il continuo espandersi dal Sud al Nord Italia di quella ‘zona grigia’ dove la politica incontra le cosche e a queste si piega”. Tutti i dati reali infatti (dal sequestro dei patrimoni illeciti alla cattura dei boss latitanti) “confermano tale espansione”. E Pisanu ha concluso rinviando alle indagini che l’Antimafia svilupperà a breve “specialmente nell’Italia Centro-settentrionale sulla nuova dimensione economico-finanziaria e politica delle mafie italiane e straniere”.
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