Contattaci

Se desideri partecipare alla realizzazione del blog mandaci il tuo articolo al nostro indirizzo mail: blogghiamolamafia@live.it .

martedì 1 febbraio 2011

Sei mesi di silenzio per il caso Manca

1° febbraio 2011
Viterbo.
Il fratello della vittima torna a parlare in una intervista della strana morte dell’urologo. Nessun a decisione dal giudice per l’opposizione all’archiviazione dell’indagine.

Medico affermato Attilio Manca avrebbe operato il boss Provenzano in Francia
(GAn) Era il 17 luglio quando nell’aula del tribunale di Viterbo si celebrò l’udienza di fronte al Gip per decidere sull’archiviazione dell’indagine per la morte di Attilio Manca. Il Giudice per le indagini preliminari, Salvatore Fanti, si riservò nel pronunciare la decisione, garantendo che lo avrebbe fatto in tempi brevi. Fino ad oggi quella decisione non è arrivata e in tanti si chiedono perchè. Soprattutto i famigliari della vittima. La storia di Attilio Manca è ormai nota: il brillante dottore siciliano fu ritrovato cadavere a Viterbo il 12 febbraio 2004. Secondo gli inquirenti sarebbe morto per overdose di farmaci e stupefacenti, per un arresto cardiaco. Attilio Manca non è nell’elenco delle vittime di mafia. Ma troppi dettagli non quadrano nella ricostruzione della sua morte. Molti sarebbero gli indizi emersi dopo la prima archiviazione del caso per suicidio, tanto che su quella morte incombe l'ombra di Bernardo Provenzano, che potrebbe essere stato assistito da Attilio nell'iter di quella famosa operazione alla prostata eseguita in Francia. Il fratello Gianluca Manca affida la sua ricostruzione dei fatti ad una intervista pubblicata su “CaffeNews” nella quale dice: “Nel 2005 un pentito, Pastoia, disse che nell’ operazione a cui Bernardo Provenzano si è sottoposto a Marsiglia era presente un urologo italiano, ma non volle fare immediatamente il suo nome e non lo farà mai, perché Pastoia è stato trovato nella sua cella, impiccato. Io, come anche la mia famiglia, siamo convinti che quel medico fosse Attilio, perché in quei giorni si trovava a Marsiglia, perché era uno dei pochi urologi italiani ad operare con il metodo della laparoscopia, che è il tipo di intervento a cui Provenzano si è sottoposto, perché era di Barcellona Pozzo di Gotto. Inoltre nella stanza di Attilio è stata rinvenuta un’impronta palmare che appartiene con certezza ad Ugo Manca, un nostro parente condannato in primo grado e assolto in secondo nell’ambito dell’inchiesta Mare Nostrum. Questo non fa altro che avvalorare l’ipotesi di un collegamento tra la mafia e Attilio”. A questo punto si chiede il perchè di questa scelta. “I colletti bianchi di Barcellona per incrementare il potere della mafia locale hanno offerto Attilio per operare il boss corleonese, perché è nato a Barcellona Pozzo di Gotto e perché tra i pochi ad operare in quel modo - continua il fratello -. Penso però che in un primo momento Attilio non sapesse che avrebbe operato Bernardo Provenzano. Credo che a lui avessero comunicato di operare un certo signor Troia, che la magistratura ha poi scoperto essere il nome falso con cui Provenzano avrebbe aggirato i controlli in caso ce ne fossero stati visto che per l'operazione avrebbe dovuto recarsi in uno stato estero. In un secondo momento penso che mio fratello abbia capito chi fosse in realtà Troia e per questo è stato ammazzato. Ma attenzione, sono convinto che Attilio non sia stato ammazzato dalla mafia, ma da apparati deviati dello Stato”. La versione di Gianluca Manca, fornita a “Caffè News” e riportata sullo stesso sito “attiliomanca.it” è agghiacciante. “Io voglio pensare che il pubblico ministero abbia agito con incoscienza, non voglio nemmeno pensare a depistaggi da parte di apparati deviati - prosegue Gianluca Manca -. Certamente incoscienza c’è stata. Escludiamo per un attimo l’ipotesi della pista mafiosa, le indagini per stabilire se quello di Attilio si tratta di omicidio o suicidio sono comunque superficiali. Da ben sette anni chiediamo al pm di esaminare le due siringhe trovate sul luogo del delitto. Vogliamo sapere se ci sono impronte, se non ci sono, se sono stati usati dei guanti. Perché mio fratello è morto per un cocktail di droghe e tranquillanti. Ma se quelle siringhe non sono state usate da lui chi le ha usate per ucciderlo? Inoltre abbiamo chiesto, e fortunatamente il pm ci ha dato ascolto, di prendere le impronte palmari della nostra famiglia. Nessuna impronta della nostra famiglia è stata trovata nella casa di Attilio. L’ impronta che è stata però trovata nel bagno dell’abitazione viterbese è risultata essere di Ugo Manca che giustificò la sua presenza a Viterbo dicendo che tempo prima avrebbe dovuto subire un’operazione. Ma un esperto del settore ha detto che in un ambiente come un bagno dove il vapore e l’umidità sono fenomeni naturali che ci sono spesso, un’impronta sarebbe scomparsa in brevissimo tempo. Sarebbe quindi impossibile far risalire quell’impronta all ultima visita che Ugo Manca dice di aver fatto ad Attilio. Inoltre non abbiamo mai capito la motivazione con il quale si vorrebbero chiudere le indagini archiviando il caso come suicidio. Dagli accertamenti - conclude il fratello - Attilio aveva tantissimi lividi su tutto il corpo e macchie ematiche sugli arti inferiori e superiori. Non riesco a capire come può un essere umano bloccarsi da solo mani e piedi mentre ci si inietta un cocktail di droghe con la mano destra, lui che era mancino puro, procurandosi lividi su tutto il corpo”

Link: corriereviterbo.it

Tratto da:
attiliomanca.it


Nessun commento:

Posta un commento