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giovedì 3 febbraio 2011

Spatuzza: ''Stragi'93 non ci appartenevano, Capaci si'''



3 febbraio 2011
Firenze.
«Per quello che mi riguarda, nell' ottica criminale, Capaci ci appartiene, via D'Amelio ci appartiene.

Ma su Firenze, Milano e Roma entriamo in una storia diversa, è un terreno che non ci appartiene. Cosa Nostra non è così imbecille da andare in guerra senza le spalle coperte». Lo ha detto il pentito Gaspare Spatuzza, oggi a Firenze, nella sua deposizione al processo sulle stragi del '93 spiegando quanto aveva riferito di aver confidato a Graviano e Lo Nigro sul fatto che le morti di quelle stragi «non ci appartengono». «Dissi della bambina - ha detto Spatuzza spiegando perchè definiva quelle vittime 'morti che non appartengonò-, che poi non era una ma erano due, ma io l'ho saputo più tardi, questo era il nostro malessere tra noi: la piccola Nadia (Nencioni n.d.r), di cui ho saputo in questi ultimi anni, e l'altra è la sorella Caterina». Spatuzza, sempre ricordando quelle confidenze con Cosimo Lo Nigro e Giuseppe Graviano, ha ribadito rispondendo al pm Alessandro Crini che «Giuseppe Graviano disse che era meglio che ci portassimo dietro un pò di morti, così diamo una smossa, così chi si deve muovere si muove». «In realtà Giuseppe Graviano aveva capito la mia debolezza di esprimere dei dubbi - ha aggiunto - sulle stragi che avevamo fatto. Per me, Graviano rappresentava 'mio padrè, altrimenti sarei stato zitto perchè nei rapporti tra mafiosi queste cose non si possono dire tanto più se sono state fatte o decise» dai boss. Spatuzza ha specificato che Graviano era 'un padrè, nonostante siano pressochè coetanei, «nel senso che io gli ho dato la mia vita, l'ho messa nelle sue mani anche se solo un pazzo può pensare di andare dietro a Graviano. Per noi lui era paragonabile a 'madre naturà, era il signore nel suo carisma, pensate quindi che mente perversa abbiamo avuto».

ANSA


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