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martedì 8 marzo 2011

De Donno: ''Nel '92 informativa Ros su 'Mafia e appalti' fu congelata''



8 marzo 2011
Palermo.
L'informativa su 'mafia e appaltì, condotta agli inizi degli anni Novanta dai Carabinieri del Ros di Palermo dopo la consegna alla Procura nel febbraio del '91 «venne congelata fino al giugno di quell'anno». È la denuncia del colonnello Giuseppe De Donno, che sta deponendo al processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss Provenzano. Ripercorrendo le tappe del lavoro svolto da De Donno tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta dal gruppo operativo dei Carabinieri, l'ufficiale ricorda in particolare il rapporto denominato 'Mafia e appaltì. «I risultati dell'informativa su cui avevamo lavorato per molto tempo insieme con il giudice Falcone - ha detto De Donno - furono estremamente ridotti. Da gennaio a giugno non ci fu alcun riscontro dell'attività svolta. A giugno poi la Procura chiese e ottenne cinque ordinanze di custodia cautelare, ma ritengo che la portata dall'inchiesta fu sottovalutata. Noi eseguimmo gli arresti ma nacque un contenzioso con la Proccura che non accettò una serie di nostre indicazioni».

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De Donno: ''Nessuna Trattativa con Vito Ciancimino''

8 marzo 2011
Palermo.
«Non volevamo gestire nessuna trattativa con Vito Ciancimino, non avevamo niente da offrire e niente da trattare». Nega con forza l'esistenza di una trattativa tra lo Stato e Cosa nostra, il colonnello Giuseppe De Donno, indagato dalla Dda di Palermo per violenza o minaccia a corpo politico dello Stato. Deponendo al processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, De Donno conferma di avere incontrato più volte Vito Ciancimino, l'ex sindaco di Palermo, ma non parla di «trattativa». «Si discuteva con Ciancimino - spiega De Donno - su cosa fare per tentare un contatto con Cosa nostra» dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio. «Dopo i miei primi incontri con Vito Ciancimino gli dissi che voleva incontrarlo il mio superiore, l'allora colonnello Mario Mori. E così dopo la strage di via D'Amelio, Vito Ciancimino incontrò me e Mori», prosegue ancora il colonnello Giuseppe De Donno durante la sua deposizione in aula al processo Mori. «Il 5 agosto ci fu il primo incontro interlocutorio - spiega De Donno - andammo nella sua casa romana in via San Sebastianello. Fin dal primo incontro ci disse di non parlare con nessuno, nemmeno con il figlio Massimo che riteneva non adeguato». Tra Vito Ciancimino e il generale Mori «ci sono stati quattro incontri, discutemmo su cosa fare per tentare dei contatti con Cosa nostra. Al terzo incontro Ciancimino ci disse di avere parlato con un interlocutore e ci disse 'Io lo faccio però ora non si scherza più su queste cose, perchè si muore. Io lo faccio solo se mi autorizzate a fare i vostri nomi».

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De Donno: ''Dopo strage Capaci incontrai tre volte Vito Ciancimino''

8 marzo 2011
Palermo.
«Dopo la strage di Capaci, il punto massimo che la mafia aveva mai raggiunto, chiesi a Massimo Ciancimino di potere incontrare il padre, Vito Ciancimino, che era un personaggio molto particolare. Lo incontrai due o tre volte nella sua abitazione di via San Sebastianello a Roma, erano incontri interlocutori per avere delle valutazioni che ci consentissero di capire. Volevamo decifrare quello che stava succedendo, capire voleva dire avere elementi per indirizzare indagini e arrivare ai responsabili delle stragi. Anche se l'apoteosi degli incontri era quello di potere giungere a una sua collaborazione». Con queste parole il colonnello Giuseppe De Donno racconta al processo Mori di Palermo come nacquero i rapporti tra il Ros e Vito Ciancimino. Rispondendo alle domande della difesa del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, De Donno spiega perchè, «dopo la strage in cui morì il giudice Falcone decisi di chiedere al figlio di Vito Ciancimino, Massimo, di potere organizzare un incontro con il padre. Dopo qualche giorno il figlio mi disse che il padre aveva accettato la richiesta. Così lo incontrai due o tre volte». Vito Ciancimino, come racconta il colonnello De Donno «non comprendeva il perchè della strage di Capaci e vedeva un connubio tra la strage di Capaci e l'indagine 'Mani pulitè di Milano». «Ciancimino si propose persino come agente sotto copertura nel pagamento delle tangenti delle imprese, come nuovo gestore del sistema dei pagamenti - spiega ancora De Donno - naturalmente l'idea era impraticabile e alcuni collaboratori di giustizia hanno parlato a vanvera».

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