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mercoledì 23 marzo 2011

Romano ministro dell'Agricoltura. La forzatura di Berlusconi in barba alle indagini per mafia


di Aaron Pettinari - 23 marzo 2011
Francesco Saverio Romano è il nuovo ministro per le Politiche Agricole. Il leader del Pid, appartenente alla corrente dei “Responsabili”, ha giurato oggi nelle mani del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Una nomina paventata da giorni dal premier Berlusconi, che non perde mai l'occasione per autodefinire il proprio governo come quello dell'antimafia dei fatti, “dimenticando” che Romano è sotto inchiesta sia per concorso in associazione mafiosa che per corruzione aggravata. Ma del resto poco importa quando, a cominciare da se stesso, tra le proprie fila si può contare su una lunga serie di indagati (Verdini e Cosentino solo per citarne alcuni), o peggio ancora condannati (vedi Dell'Utri).
Berlusconi ha così forzato la mano al Capo dello Stato nonostante i dubbi espressi appena dopo il giuramento. Appena dopo il giuramento, infatti, il Quirinale ha divulgato una nota in cui si legge: “Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina dell’on. Romano a ministro dell’Agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni. Essendo risultato che il giudice delle indagini preliminari non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo, e che sono previste sue decisione nelle prossime settimane, il capo dello Stato ha espresso riserve sull’ipotesi di nomina dal punto di vista dell’opportunità politico-istituzionali”. E poi conclude: “A seguito, dell’odierna formalizzazione della proposta da parte del presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica ha proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che ne giustificassero un diniego. Egli ha in pari tempo auspicato che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l’effettiva posizione del ministro”. Parole che hanno immediatamente sollevato grandi polemiche.
“Le questioni sollevate dal Presidente della Repubblica sulla nomina a ministro di Saverio Romano sono più che mai opportune – ha commentato il senatore Pd Lumia, membro della Commissione parlamentare Antimafia - Non si può assolutamente far finta di nulla. È necessario che il premier prenda atto che con questa forzatura si indebolisce l’autorevolezza e la credibilità della politica, già abbastanza compromesse. Il nostro Paese non può subire un’ulteriore incrinatura proprio su tali versanti, in un momento in cui ha più che mai bisogno di figure autorevoli e libere da qualsiasi condizionamento”. Il finiano Bocchino ha fatto una considerazione politica sostenendo che “Berlusconi non è più in grado di agire liberamente nella sua attività di governo. Ha, infatti, dovuto sottostare al diktat dei responsabili e nominare ministro Saverio Romano nonostante le note e annunciate perplessità del Quirinale. Solo così si è assicurato il voto dei 'disponibili' in Giunta per le autorizzazioni a procedere su questioni che sono del tutto personali”.
Tanto è vero che, nella giornata di oggi, i deputati del gruppo dei “Responsabili” hanno partecipato alla giunta per le Autorizzazioni della Camera, che decideva in merito alla richiesta della maggioranza di sollevare un conflitto di attribuzioni nei confronti dell'autorità giudiziaria di Milano che ha rinviato a giudizio Silvio Berlusconi per il caso Ruby. Guarda caso il provvedimento è stato approvato, per un solo voto (11 favorevoli e 10 contrari), soltanto dopo la notizia che che confermava la nomina a ministro di Romano.


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