“Non è più il momento dell’attendismo: dobbiamo trovare il coraggio della denuncia forte e chiara e spiegare ai cittadini perché questa riforma costituisce un grave pericolo per la tutela dei diritti dei più deboli”.
E’ il duro giudizio del presidente dell’Anm palermitana Nino Di Matteo sulla riforma della giustizia approvata oggi dal Consiglio dei Ministri.
“Lo dobbiamo ai tanti magistrati che sono stati uccisi proprio perché credevano in quei principi costituzionali di indipendenza della magistratura e di eguaglianza dei cittadini davanti alla legge – ha aggiunto – che oggi vengono così apertamente messi in discussione. Non permetteremo più che chi oggi calpesta quei valori si permetta di strumentalizzare il ricordo dei nostri morti”.
Secondo Di Matteo, “dopo anni di preparazione del terreno con sistematiche campagne di delegittimazione della magistratura è partito l’attacco finale al principio di separazione dei poteri sui quali si basa la nostra democrazia”. “L’affievolimento del principio di obbligatorietà dell’azione penale – prosegue – spalanca le porte a una giustizia che persegue solo quel tipo di reati e quella tipologia di delinquenti che il potere politico di turno riterrà di dovere punire. Mi chiedo se assieme al rapinatore e al delinquente di strada verrà consentito di indagare e processare i politici e gli amministratori che con le tangenti si arricchiscono alle spalle dei cittadini onesti”.
Per Di Matteo, poi, “La separazione delle carriere mira ad attrarre inevitabilmente il pubblico ministero nell’orbita dell’esecutivo”. “La prospettazione di un ampliamento smisurato delle ipotesi di responsabilità civile, poi, – conclude – mira a trasformare ogni magistrato in un timoroso funzionario propenso, anche per sfuggire alle sanzioni disciplinare, a non disturbare il potere”.
Tratto da: livesicilia.it
Secondo Di Matteo, “dopo anni di preparazione del terreno con sistematiche campagne di delegittimazione della magistratura è partito l’attacco finale al principio di separazione dei poteri sui quali si basa la nostra democrazia”. “L’affievolimento del principio di obbligatorietà dell’azione penale – prosegue – spalanca le porte a una giustizia che persegue solo quel tipo di reati e quella tipologia di delinquenti che il potere politico di turno riterrà di dovere punire. Mi chiedo se assieme al rapinatore e al delinquente di strada verrà consentito di indagare e processare i politici e gli amministratori che con le tangenti si arricchiscono alle spalle dei cittadini onesti”.
Per Di Matteo, poi, “La separazione delle carriere mira ad attrarre inevitabilmente il pubblico ministero nell’orbita dell’esecutivo”. “La prospettazione di un ampliamento smisurato delle ipotesi di responsabilità civile, poi, – conclude – mira a trasformare ogni magistrato in un timoroso funzionario propenso, anche per sfuggire alle sanzioni disciplinare, a non disturbare il potere”.
Tratto da: livesicilia.it
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