Lo Stato si è dimenticato delle vittime delle stragi di mafia. A differenza del Comune di Firenze e della Regione Toscana, lo Stato non si è costituito parte civile nel processo per le stragi di mafia del ’93 - i Georgofili, ma anche Milano e Roma - che si è aperto ieri mattina a Firenze. Sono le dieci quando la voce del boss Francesco Tagliavia rompe il silenzio dell’aula bunker di Santa Verdiana. In realtà il capo della famiglia palermitana di Corso dei Mille si trova a centinaia di chilometri di distanza, nel carcere di Viterbo, dove sta già scontando due ergastoli: seguirà le udienze che lo vedono imputato in videoconferenza.
Ma i grandi assenti in aula, ieri mattina, erano gli avvocati dello Stato. E la loro mancanza non è di quelle che passano inosservate. Il primo a sottolinearla, con ironia velata di amarezza, è il procuratore capo della Repubblica di Firenze, Giuseppe Quattrocchi. «Non so se l’avvocatura dello Stato è in ritardo» commenta, nella prima pausa dell’udienza. La replica dei diretti interessati arriva subito dopo. «Non ci siamo costituiti parte civile perché non ne siamo venuti a conoscenza - spiegano dalla sede fiorentina dell’avvocatura - Non c’è stato notificato nulla per iscritto né verbalmente, ma solo per pubblici annunci». «La notifica è stata fatta per pubblici proclami. Sta nella Gazzetta Ufficiale. Così si fa» ribatte Quattrocchi. Del processo, per inciso, hanno dato notizia non solo tre quotidiani nazionali, ma anche lo stesso sito internet del Ministero della Giustizia.
LE REAZIONI
Le polemiche non si fanno attendere. «Da non credere» scrive a caldo su Facebook il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Protesta l’opposizione - Veltroni parla di scelta «gravissima», Di Pietro definisce la dimenticanza come «inquietante», «una vergogna» stigmatizza Lumia - ma voci di sgomento si levano anche dalla maggioranza. «È vergognoso e indegno» tuona Carolina Lussana, vicepresidente dei deputati della Lega Nord. «Non credo che questo Governo possa consentire che lo Stato e cioè i cittadini italiani non siano parte civile al processo. Mi auguro che si possa trovare una soluzione che ripari quanto sin qui si è verificato» augura Carlo Vizzini, senatore del Pdl, presidente della Commissione Affari Istituzionali. Auspicio che pare destinato a cadere nel vuoto, dal momento che il processo, celebrato con rito abbreviato, è ormai aperto.
Oltre alle istituzioni locali, ieri mattina, a costituirsi parte civile, anche una trentina dei familiari delle vittime. La più piccola, Caterina Nencioni, aveva solo 50 giorni quando il Fiorino carico di 250 chili di tritolo esplose sotto la sua abitazione, nel piazzale degli Uffizi.
Per le stragi di Cosa Nostra, ci sono già 17 ergastoli per boss del calibro di Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, i Graviano, ma anche Bernardo Provenzano e Salvatore Riina. Ma mella lista degli esecutori mancherebbe ancora un nome: secondo i magistrati fiorentini, che hanno raccolto le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, è quello di Francesco Tagliavia, 56 anni, due ergastoli da scontare, per l’omicidio, tra gli altri, del giudice Borsellino.
di Maria Vittoria Giannotti
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