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venerdì 24 dicembre 2010
Paolo, magistrato in gabbia tra Capaci e via D'Amelio
di Anna Petrozzi - 24 dicembre 2010
I giorni intercorsi tra le morti dei due giudici palermitani ricostruiti sulla base dell'agenda quotidiana di Borsellino nel libro scritto da Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo.
Una battaglia contro il tempo, per strappare alla morte ogni istante. Così ha vissuto gli ultimi 57 giorni della sua vita il giudice Paolo Borsellino e, seppur pienamente consapevole del destino a lui riservato, non li ha dedicati alla sua adorata e amatissima famiglia, ma alla ricerca della verità.
La verità sull’eccidio di Capaci che aveva trucidato il 23 maggio 1992 il suo collega e amico Giovanni Falcone perché sapeva che oltre Cosa Nostra c’era stata la “saldatura degli interessi”.
Da qui muove il nuovo libro di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino” (Aliberti, in libreria dal 9 dicembre scorso), rispettivamente direttore e vice direttore della rivista ANTIMAFIADuemila. (www.antiafiaduemila.com). Una dettagliata inchiesta su ogni singolo giorno che intercorre tra la strage di Capaci e quella di Via D’Amelio ricostruita sulla base dell’agenda quotidiana del giudice e sulle testimonianze di familiari, amici, colleghi e personaggi istituzionali.
Un viaggio nella tragica odissea di Borsellino sulle tracce delle sue intuizioni investigative, in tutta probabilità affidate ad un’altra agenda, quella rossa, trafugata dall’inferno di corpi e lamiere a pochi minuti dall’esplosione. E proprio su questo episodio il libro racconta in esclusiva la dinamica attraverso la quale i due autori hanno contribuito al ritrovamento della fotografia che ritrae un tenente dei carabinieri Giovanni Arcangioli che si allontana dalla blindata del giudice ancora in fiamme con in mano la sua valigetta.
Sulla base delle immagini l’ufficiale dei carabinieri è stato indagato ma, nonostante le versioni contraddittorie che ha fornito, la Cassazione non ha ritenuto di dover aprire alcun processo motivando le sua decisione con un’anomala sentenza che non solo entra nel merito dove non dovrebbe ma arriva ad addurre l’assenza dell’agenda rossa nella borsa del giudice contraddicendo così le certe testimonianze dei familiari di Borsellino.
Un mistero tra i tanti misteri che adombrano la strage di Via D’Amelio e che il libro esamina, uno per uno, con dovizia di particolari basati sulle più recenti risultanze investigative. Dalla fase esecutiva alla partecipazione di pezzi dello Stato attraverso le dichiarazioni di Spatuzza, la sofisticata operazione di depistaggio orchestrata, a quanto pare finora, dal super poliziotto Arnaldo La Barbera (morto nel 2002 ndr.), la trattativa, il processo Mori e i documenti depositati da Massimo Ciancimino e l’enigma del “Signor Franco”.
Oltre l’inchiesta il libro restituisce anche la straordinaria umanità di Paolo Borsellino nei ricordi di chi lo ha amato e ammirato come l’inedito racconto del giudice Leonardo Guarnotta e nell’intervista a Manfredi Borsellino. La Prefazione è affidata invece al procuratore aggiunto Antonio Ingroia.
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