24 gennaio 2011
Palermo. È tornato davanti ai pm della dda di Palermo che indagano sulla trattativa tra Stato e Cosa nostra Nicolò Amato, ex magistrato ed ex capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria negli anni delle stragi di mafia. I magistrati l'hanno interrogato nei locali della Dia di Roma. La scorsa settimana era stato sentito anche dalla commissione Antimafia. I pm Nino Di Matteo e Paolo Guido, che avevano sentito Amato a novembre, l'hanno riconvocato dopo avere acquisito una serie di documenti nella sede del Dap e dopo avere interrogato diversi funzionari dell'amministrazione penitenziaria. Al centro dell'interrogatorio, ancora una volta, le vicende relative al carcere duro negli anni successivi agli eccidi mafiosi. L'ex capo del Dap allora fu autore di un documento in cui si suggeriva all'ex guardasigilli Giovanni Conso la revoca del 41 bis. Amato ha confermato le pressioni esercitate dal Viminale per la revoca dei decreti che imponevano il 41 bis relativamente agli istituti di pena di Secondigliano e Poggioreale e le riserve espresse, il 12 febbraio del 1993, dall'allora capo della polizia Vincenzo Parisi sull'eccessiva durezza delle misure carcerarie restrittive introdotte d'urgenza tra le stragi di Capaci e via D'Amelio e trasformate in legge dopo l'assassinio del giudice Borsellino. Un contesto istituzionale che rafforzò un convincimento personale di Amato, che riteneva il carcere duro uno strumento eccezionale, quindi necessariamente limitato nel tempo. Nel 1993 Conso revocò e non prorogò il 41 bis a oltre trecento detenuti. I pm stanno cercando di accertare se proprio il carcere duro fu la «merce di scambio» messa sul piatto dallo Stato per far cessare la stagione stragista.
ANSA
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