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giovedì 3 febbraio 2011

Di Matteo: ''Su Cuffaro Massimo Ciancimino attendibile''



3 febbraio 2011
Palermo.
«Massimo Ciancimino ha consegnato un documento che è un ulteriore elemento di riscontro sul canale aperto tra Cuffaro e Bernardo Provenzano». Lo ha detto il pm Antonino Di Matteo proseguendo le repliche nel processo all'ex Presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Per Di Matteo Ciancimino junior è «attendibile» anche perche c'è «una perizia della Polizia scientifica secondo cui è certa l'attribuibilità a Vito Ciancimino dei manoscritti consegnati dal figlio Masimo. Questi documento rivelano il giudizio di attendibilità di Massimo Ciancimino». Il riferimento del magistrato è a un 'pizzinò consegnato da Ciancimino jr e che sarebbe stato scritto da Provenzano e indirizzato a Vito Ciancimino su un presunto interessamento di alcuni politici, tra cui «il nuovo Pres.» Per un'amnistia dei detenuti. Secondo Ciancimino il 'Pres.' In questione sarebbe proprio Cuffaro. Il 'pizzinò è datato 11 settembre 2001. «Carissimo ingegnere, ho letto quello che mi ha dato M. ma a scanso di equivoci ho riferito che ne parlerò quando ci sarà possibile vederci. Mi è stato detto dal nostro sen. e dal nuovo pres. che spiegheranno la nuova soluzione per la sua sofferenza», inizia così il 'pizzinò. «Appena ho notizie ve le farò avere. So che l'avv. è bene intenzionato. Il nostro amico Z. ha chiesto di incontrare il sen., ho letto che a lei non ha piacere e bisogna prendere tempo. Si tratta di nomine nel gas. M. mi ha detto che vi trovate in ospedale, che la salute vi ritorni presto e che il buon Dio ci assista». Massimo Ciancimino, nell'interrogatorio del 22 dicembre 2009, davanti ai magistrati della Procura antimafia di Palermo, spiega i contenuti del 'pizzinò consegnato dallo stesso ai magistrati. «Volevo produrre questo appunto - dice Ciancimino - che è stato personalmente da me ritirato da Lo Verde (il boss Provenzano, ndr) in busta chiusa e consegnato a mio padre in un periodo di degenza che stava effettuando presso la struttura sanitaria, una clinica privata ai Parioli, una delle due strutture dove mio padre era ricoverato in un periodo per una serie di accertamenti clinici». Secondo Ciancimino junior, il 'pizzinò sarebbe stato consegnato da Provenzano qualche giorno prima dell'abbattimento delle Torri gemelle di New York l'11 settembre 2001. Ma Massimo Ciancimino l'avrebbe consegnato al padre Vito proprio il giorno della strage in America. Alla domanda a chi si riferisce Provenzano quando dice 'sen.' e 'pres.', Ciancimino risponse: «Il sen. è riferito sempre al senatore Marcello Dell'Utri»,e su 'pres.' spiega: «È il presidente Cuffaro, perchè mio padre diceva che nell'Udc poteva, era sicuramente un bell'ago della bilancia». Sarebbe stato il padre, Vito Ciancimino a dirgli che si trattava di Cuffaro. «Lo ha detto nel 2001, avevo incontrato l'onorevole Cuffaro a una festa elettorale a casa dell'onorevole Gunnella proprio nel 2001. Devo dire che in precedenza non avevo mai visto l'onorevole Cuffaro. Si è venuto a presentare da me, mi ha baciato e ho detto 'come mai mi bacia?'. Poi ho capito perchè mi baciava, ho visto che baciava tutti, mio padre mi ha detto: 'come, non ti ricordi?. E mi ha ricordato che faceva l'autista a Mannino quando pure io accompagnavo mio padre alle riunioni». Per Di Matteo «Ciancimino ha reso queste dichiarazioni dopo una condanna in buona parte condonata mentre per la parte restante non rischia di finire in carcere, inoltre non ha mai chiesto nessun beneficio. Con le sue dichiarazioni si è autoaccusato di un reato grave come il concorso esterno esponendosi alla certezza di un ulteriore processo e aggravando la sua posizione anche per le misure di prevenzione. Quindi queste dichiarazioni valorizzano la serietà di quanto detto».

Adnkronos


Pm: ''Cuffaro non e' un ingenuo in balia dei boss''

3 febbraio 2011
Palermo.
«La difesa ci ha dipinto Cuffaro come un ingenuo in balia delle millanterie di questo o quel mafioso, come una persona costretta a subire amicizie che non cercava». Contesta le tesi dei legali dell'ex governatore siciliano il pm Nino Di Matteo, pubblica accusa al processo per concorso in associazione mafiosa a carico dell'ex presidente della Regione che si celebra davanti al gup. «Cuffaro - ha proseguito il magistrato nell'udienza dedicata alle repliche dell'accusa- non era un involontario recettore di notizie segrete di riservatissime indagini antimafia che divulgava solo per evitare pregiudizi a se stesso». Di Matteo, nel suo intervento, ha poi preso in esame la carriera politica e le condotte di Cuffaro dal 2001, anno in cui l'imputato si candidò alla presidenza della Regione, sfruttando, secondo l'accusa, l'appoggio elettorale di Cosa nostra. Un aiuto, quello dato dai clan in cambio del quale, poi, l'ex senatore fu «costretto a pagare cambiali a Cosa nostra». Il pm ha poi ricordato le dichiarazioni del pentito Giuffrè che ha parlato di un accordo di tutta Cosa nostra per sostenere elettoralmente Cuffaro. Progetto voluto dal boss Bernardo Provenzano in persona. Rilevanti per l'accusa anche le parole dei pentiti agrigentini come Maurizio Di Gati, che ha raccontato che in Cosa Nostra era notorio l'accordo tra l'ala provenzaniana di Cosa nostra e Cuffaro. La mafia si sarebbe impegnata a votare l'imputato e lui, una volta eletto, avrebbe garantito finanziamenti di progetti, assunzioni. E poi ci sono i documenti consegnati da Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito. Il teste della trattativa, di cui il pm ha ribadito l'attendibilità, ha dato ai magistrati un pizzino dattiloscritto del 2001 del padrino di Corleone, indirizzato a don Vito, in cui si faceva riferimento a un presunto interessamento del «nuovo pres. e del sen.», che secondo l'accusa sarebbero l'allora presidente Cuffaro e il senatore del Pdl Dell'Utri, a un provvedimento di amnistia per detenuti di cui avrebbe potuto beneficiare pure l'ex sindaco mafioso.

ANSA


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