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mercoledì 2 febbraio 2011

Spatuzza: ''Non mi aspettavo no a programma protezione''



2 febbraio 2011
Firenze.
«Certamente questa mia non ammissione al Programma di Protezione per via definitiva non me l'aspettavo.
      Concordo con voi che le sentenze, se pur amministrative, vanno sempre rispettate perchè rappresentano il Popolo Italiano». Così scriveva Gaspare Spatuzza, il 24 giugno scorso, in una lettera di perdono inviata all'Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili. È stata la stessa Associazione - che già a luglio aveva reso pubblico che Spatuzza aveva scritto chiedendo perdono -, a diffondere oggi il testo in vista dell'audizione del pentito, giovedì, al processo a Firenze a Francesco Tagliavia per le stragi del 1993. Spatuzza scrive in risposta a una lettera della stessa Associazione «di solidarietà e di incoraggiamento», incoraggiamento che «mi ha sollevato tantissimo» perchè proviene da persone «che hanno ricevuto solo del male dall'individuo che io fui». «Posso solo dire - scrive ancora Spatuzza - che nessuno immagina cosa prova una persona nella fase transitoria che precede la decisione di passare dalla parte dello Stato e nel caso che mi vede coinvolto personalmente, era più che legittimo agire con cautela, per tante ragioni, che già ne ho riferito abbondantemente alle Autorità competente e qualcosa il già confermata in un'udienza pubblica». Nel motivare la decisione di rendere pubblica la lettera l'Associazione spiega in una nota: «Fortemente preoccupati per la normativa che ha fatto sì che Gaspare Spatuzza deporrà al processo Tagliavia, senza la qualifica di 'collaboratore di giustizià a tutti gli effetti, ancora una volta rammentiamo quanto quei 180 giorni previsti dalla legge affinchè un collaboratore di giustizia dica tutto quello che sa siano galeotti. Crediamo quindi sia nostro dovere consegnare alla stampa la lettera che Spatuzza ci ha inviato nel luglio dell'anno scorso».

ANSA


Spatuzza: ''Mosso da spirito di verita', mafia problema sociale''

2 febbraio 2011
Firenze.
«Se è iniziata tutta questa storia della mia collaborazione è soltanto per quello 'Spirito di Verita'» che mi ha spinto, e data la forza in quei momenti di maggior sconforto, pensando tanto e tenendo sempre in considerazione a Voi e a tutte quelle persone che per mano mia, direttamente o indirettamente, hanno perso molto di più di quello che io sto rischiando«. Così ha scritto Gaspare Spatuzza nella lettera di perdono - »un dovere« chiederlo -, inviata in estate all'Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili e resa nota dalla stessa Associazione. Il testo integrale della lettera è pubblicato su www.ansa.it. »Per me - prosegue Spatuzza - non è stato semplice affrontare tutta questa storia da uomo solo, anche se un vivo ringraziamento voglio qui poterlo esprimere per le 'Istituzionì che a vario titolo si stanno occupando di tutta questa dolorosa vicenda che, vorrei dire, appartiene a tutta quella Società Civile, perchè rappresenta un problema Sociale; non è una faccenda che riguarda soltanto la criminalità organizzata, i Familiari di tutte le vittime di mafie e la Giustizia. Se qualcuno non l'ha ancora capito, si è combattuto una Guerra tra lo Stato e l'antistato. Per questo il vostro sostegno lo sto sentendo come un incitamento e, mi auguro, che possa far smuovere la coscienza ai tanti che ancora fanno finta di non aver capito. Voglio poter dire a quest'ultimi: 'Che cosa sarebbe accaduto se un vostro congiunto fosse transitato per una delle tante vie divenute teatro di morte'«: Spatuzza elenca quindi i luoghi degli attentati a Chinnici, Falcone e Borsellino, di quelli in continente nel '93 e »per ultimo lo stadio Olimpico che solo per pura coincidenza, io dico per grazia di Dio, non si è compiuta quella follia stragista«. Nella lettera Spatuzza ricorda poi le due bambine, Nadia e Caterina Nencioni, tra le 5 vittime di via dei Georgofili, e scrive che »gia di per se stesso per me è un grande dolore, il ricordo di tutte queste vicende tragiche e non posso fare altro che spalancare ancor di più quel mio cuore, oggi fatto di carne e non più di pietra, e spiritualmente abbracciarle«.

ANSA



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