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venerdì 25 marzo 2011

Castelvetrano: quando secondo alcuni i giornalisti sono peggio della mafia


di Rino Giacalone - 25 marzo 2011
Documento del Consiglio comunale di Castelvetrano. Il Consiglio Comunale di Castelvetrano in riferimento al servizio televisivo andato recentemente in onda nel corso della trasmissione Exit di La 7, esprime il suo rincrescimento per un simile tendenzioso modo di fare informazione, tutto teso a presentare in modo distorto la realtà di questa città; ribadisce la sua ferma condanna, a tutti i livelli, del fenomeno mafioso, la sua fiducia nelle forze dell’Ordine e nella Magistratura, il suo intendimento a promuovere i valori della legalità e della partecipazione democratica. Se questa, nostro malgrado e senza nostra colpa, è la città di Messina Denaro, essa è pure la città che ha voluto edificare il suo nuovo Municipio e le sue nuove caserme della Polizia di Stato e della Finanza sui terreni strappati alla mafia, per volere plasticamente significare la rivincita dello Stato sui frutti del malaffare e della violenza; questa è la città che ha voluto affidare molti e molti ettari di terreni confiscati a Cosa Nostra ad associazioni e cooperative, che oggi permettono a tanti giovani di riscattarsi da un passato difficile; questa è la Città dove ha sede il Consorzio Provinciale per la Legalità, in uno stabile, confiscato anch’esso alla mafia e che ha assunto il nome di “Casa Falcone e Borsellino”; questa è la città che nel corso di una delle tante carovane dell’antimafia ha voluto che sulle sue mura gli artisti di strada, i cosiddetti writers, lasciassero tangibili e duraturi i segni della rivolta alla mafia e della volontà di riscatto; questa è la città in cui i giovani sono stati protagonisti di innumerevoli iniziative, tra cui, a maggio scorso, un significativo corteo della legalità; questa è la città dove le scuole, a parte i progetti per così dire curriculari di educazione alla legalità, si sono rese protagoniste di tantissime manifestazioni che sarebbe qui lungo enumerare; questa è la città dove oggi anche la direzione del neonato Parco Archeologico ha avvertito la sensibilità di iniziare, d’intesa con la civica amministrazione, il primo dei suoi incontri culturali al Baglio Florio, con una manifestazione contro la mafia. Il Consiglio Comunale è ovviamente consapevole che, come in tante altre parti della Sicilia e dell’Italia, la pianta del malaffare alligna anche in questo territorio, ma vuole anche sottolineare quanto importanti siano stati i colpi inferti, alla organizzazione mafiosa; e di quanto sia rilevante, nel contempo, la crescita nell’opinione pubblica, e soprattutto nei giovani, di una nuova sensibilità civica fondata sui valori della libertà e della giustizia. Il Consiglio Comunale auspica che tali segnali siano doverosamente raccolti anche da parte degli operatori dell’informazione che, a volte, sembrano più alla caccia della notizia sensazionale o del “caso” da sbattere in prima pagina, piuttosto che tesi a cogliere dal di dentro le dinamiche di una società che vuole cambiare.

Questa è la reazione del Consiglio comunale di Castelvetrano. Invece di prendersela con chi, tra i propri concittadini, dinanzi a chi ai microfoni de La 7 ha detto che Matteo Messina Denaro, il super boss latitante, condannato a decine di ergastoli, autore delle peggiori stragi, è una persona perbene e che dovrebbe fare il sindaco della città, attacca i giornalisti. Nemmeno una parola sul sindaco di Castelvetrano, Pompeo, che intervistato si è augurato che il boss si costituisca così da potere affrontare i processi, dimenticando che i processi già ci sono stati e le condanne sono diventate definite. Ma ovviamente non essendosi mai costituito parte civile certe cose non le può sapere. L'unica cosa che i consiglieri hanno saputo i consiglieri belicini fare è stata quella di attaccare i giornalisti. E così il Consiglio comunale di Castelvetrano ha approvato un documento contro Exit (trasmissione su Messina Denaro) e i giornalisti. Al solito si rivendica che i giornalisti non si occupano delle belle cose. Ma non si riflette che se si mette la campana del silenzio sopra le cose che non vanno queste non saranno mai denunciate e non c'è fiducia da concedere a questa classe politica belicina che il malaffare non lo ha mai denunciato. Il lungo documento omette di ricordare le mancate costituzioni di parte civile del Comune nei processi contro Messina Denaro e soci, omette di ricordare come mai in un battibaleno fu permesso a Grigoli di costruire il suo maxi centro commerciale non dice del silenzio calato, da tutti i fronti, sull'incendio della casa dell'arch. Calamia e sul suo coraggio. Non parla di un imprenditore oleario che per avere creato un consorzio tra i produttori interrompendo una parte di catena del prezzo controllato dai mafiosi subì un attentato incendiario.... Potrei continuare ma queste sono le contraddizioni di chi predica bene e razzola male.....e allora speriamo che Exit torni perchè di cose da fare uscire fuori ce ne sono ancora tante alla faccia di chi dice che va tutto bene madama la marchesa.


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