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mercoledì 9 marzo 2011

Crimine 2: 'Ndrangheta d'esportazione



Locali in 3 continenti, ma le decisioni di prendono a Reggio
di Monica Centofante - 9 marzo 2010
All'estero come a Reggio Calabria: stessa struttura, uguale organizzazione, identici ruoli.
Un modello criminale esportato prima nel nord Italia, in particolare in Lombardia, e poi oltre confine. In Germania, Australia, Svizzera e Canada.

L'operazione “Crimine 2”, che ieri mattina ha portato all'arresto di 41 persone, conferma e rafforza quanto già emerso nella maxi-inchiesta sfociata nel blitz del 13 luglio 2010 della quale è la naturale prosecuzione.
E delinea il quadro di una 'Ndrangheta reggina che ha colonizzato almeno tre continenti. Organizzata gerachicamente e in cui le decisioni più importanti vengono assunte dal vertice provinciale di Reggio da cui dipendono tutte le cellule criminali presenti sull'intero territorio nazionale e oltre confine.
Sei le ordinanze di custodia cautelare notificate in Germania e in Svizzera, zone, come ha riferito il Procuratore di Reggio Giuseppe Pignatone, sotto l'influenza delle cosche di Rosarno e quindi della zona tirrenica. Cinque invece i provvedimenti scattati per gli emissari presenti in Canada e in Australia, gestite dalle cosche di Siderno e di tutta la fascia jonica della provincia di Reggio.

Tra gli arrestati un nome eccellente: quello dell'ex sindaco della città australiana di Stirling Tony Vallelonga, originario di Nordodipace (Vibo Valentia), autorevole membro della Chiesa cristiana locale e insignito nel 2002 del Meritorious Service Award, prestigioso riconoscimento civile rilasciato dal Western Australia Local Government Association e nel 2009 del titolo di cittadino onorario della comunità che aveva guidato dal '96 al 2005. Grazie soprattutto ai voti dei clan calabresi trapiantati nella terra dei canguri, dove Tony era assurto ai vertici del “locale” di Stirling.
A raccontarlo è lui stesso in un colloquio con il boss di Siderno Giuseppe Commisso registrato dagli inquirenti: il linguaggio è criptico, ma è chiaro che in discussione sono gli assetti operativi della criminalità organizzata calabrese in Australia.

Migliaia le intercettazioni telefoniche e ambientali ascoltate dai Carabinieri di Reggio Calabria, Ros e Squadra Mobile, che hanno identificato diversi “locali” esteri, tra cui quelli di Francoforte e di Singen, in Germania. Entambi parte di una struttura definita Società nella quale ricopre un ruolo apicale il boss Bruno Nesci, a sua volta agli ordini di Domenico Oppedisano, vecchio capo dell'onorata società di Rosarno il cui ruolo era stato portato alla luce nell'operazione Crimine 1. “Una figura – ha ribadito ieri il procuratore di Reggio Giuseppe Pignatone – che non è assimilabile a un 'capo dei capi', ma che ha rappresentato il punto di equilibrio tra i tre mandamenti della fascia tirrenica, jonica e della città di Reggio Calabria”.

Ancora non identificato, invece, un altro soggetto operante in Germania e soprannominato “lo svizzero”, individuato grazie alla collaborazione con le autorità tedesche. Collaborazione che ha permesso di ampliare le conoscenze investigative riguardo ad alcuni personaggi di origine calabrese, ma presenti in pianta stabile in Germania e addirittura di registrare una riunione in cui si discuteva di affari, di cariche e di strategie.
Lo “svizzero”, da quanto è emerso, sarebbe a capo di un gruppo criminale contrapposto a quello dello stesso Nesci con il quale si contenderebbe il predominio territoriale. E in tale quadro Nesci si sarebbe sentito autorizzato ad agire in maniera autonoma, sulla base della sua “carica” di capo società e forte dell' assenso ricevuto da don Mico Oppedisano. Un ruolo che, con tutta evidenza, rivela il suo stretto legame con i vertici delle cosche reggine.

Ma il “dato fondamentale” che emerge dall'intera operazione, ha ribadito ieri il procuratore Pignatone, è che “tutti i contrasti di 'Ndrangheta tra i 'locali' fuori dalla Calabria si risolvono con incontri e discussioni in provincia di Reggio”. Dove i boss di mezzo mondo sarebbero tornati spesso per aggiornare i vertici dell'organizzazione e prendere nuovi ordini.

Decine le ipotesi di reato riportate nella corposa ordinanza emessa su richiesta della Dda di Reggio Calabria (procuratore Pignatone, aggiunti Prestipino e Gratteri, pm De Bernardo, Musarò e Miranda), circa 600 pagine,  e riconducibili a tre filoni principali: il narcotraffico, il traffico di armi e il condizionamento della vita economico-imprenditoriale nel territorio di competenza.
E fondamentale la collaborazione con le autorità estere.
“Gli attuali arresti – ha commentato il presidente del Bka Joerg Zierche – hanno ancora una volta dimostrato che il mandato d'arresto europeo è uno strumento efficace per la lotta contro la criminalità organizzata”. Ma la strada da percorrere è ancora lunga. Secondo le indagini della Polizia nazionale investigativa tedesca, riportate in un comunicato diramato ieri, sono solidamente presenti in Germania non solo affiliati alla 'Ndrangheta, ma anche a Cosa Nostra e alla Camorra. Tanto che a partire dalla metà degli anni Novanta oltre 200 presunti boss si sarebbero stabiliti in Germania. Un numero in continua crescita.


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