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venerdì 11 marzo 2011

Don Ciotti: ''In Lombardia non sono consentiti allentamenti''



11 marzo 2011
Milano.
«Le mafie a Milano e nel Nord». Ne hanno parlato questa mattina don Luigi Ciotti e il governatore della banca di Italia Mario Draghi all'Università Statale, nel primo dei sette incontri organizzati dall'associazione Libera e dagli atenei della città.
Una presenza, quella della criminalità organizzata nelle regioni settentrionali e in particolare in Lombardia di cui, come ricordato don Ciotti, presidente di Libera « si parla da più di 50 anni», ma che rispetto al passato mostra nuovi elementi, come la «colonizzazione» del territorio, un livello «allarmante» di presenza e la costituzione di una «zona grigia», rappresentata dall'assenza di denunce da parte delle vittime». Tra i dati ricordati, 26 omicidi in cinque anni tra Lombardia (16) e Piemonte (10) e oltre 1300 beni confiscati al Nord di cui 957 in Lombardia. «Non sono cosentiti allentamenti di tensione, nè pericolose illusioni», ha poi detto, ricordando le parole con cui il giudice Borsellino sottolineava l'importanza di perseverare nel constrasto alla criminalità organizzata anche di fronte al successo di alcune indagini. Da parte del presidente di Libera infine un riferimento all'attualità politica con l' «individualismo dilagante» nelle regole e le disposizioni sulle intercettazioni e sul processo breve «che facilita le prescrizioni». «Il primo vero e grande testo antimafia in Italia - ha sottolineato fra gli applausi - è la Costituzione». Si è invece soffermato sull'analisi dei costi economici della criminalità organizzata, il governatore Draghi. «I costi delle attività delittuose per la collettività, che si aggiungono ai danni inflitti alle singole vittime - ha detto - si innalzano a dismisura se il crimine è organizzato, ad esempio le estorsioni, oltre a sottrarre direttamente risorse agli imprenditori assoggettati al racket, disincentivano gli investimenti nell'economia locale». Tra i temi affrontati da Draghi anche il fenomeno del riciclaggio «la Banca d'Italia - ha ricordato - utilizza tutte le leve a sua disposizione per valutare e stimolare la capacità delle banche di essere vigili nel contrasto al fenomeno». Per Draghi »il sistema finanziario italiano si sta gradualmente anche se lentamente conformando alla disciplina antiriciclaggiio». «Siamo passati da 12.500 segnalazioni nel 2007 a 37 mila lo scorso anno, con una dinamica di accelerazione - ha spiegato -professionisti e altri operatori sono meno solerti, i potenziali segnalanti ad esempio commercialisti e avvocati sarebbero diverse centinaia di migliaia ma nel 2010 sono pervenute solo 223 segnalazioni». «Contrastare le mafie - ha concluso il governatore - serve a rinsaldare la fibra sociale del Paese, ma anche a togliere uno dei freni che rallentano il cammino della nostra economia».

OMNIMILANO


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