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venerdì 4 marzo 2011

Ingroia: ''Per omicidio De Mauro giustizia arrivata dopo 40 anni''



4 marzo 2011
Palermo.
«Finalmente siamo giunti alla conclusione di questa lunga e tormentata vicenda giudiziaria che ha inizio più di quarant'anni fa.
      
Sono qui con orgoglio e con emozione e nel contempo con amarezza e malinconia per il tempo trascorso». È iniziata con queste parole, pronunciate dal Procuratore aggiunto di Palermo Antinio Ingroia davanti alla Corte d'assise di Palermo, presieduta da Giancarlo Trizzino, la requisitoria del processo per il sequestro e l'omicidio del giornalista Mauro De Mauro, scomparso la sera del 16 settembre del 1970 da Palermo. L'unico imputato è il boss mafioso Totò Riina, collegato in videoconferenza dal carcere Opera di Milano in cui sconta il carcere duro. «Abbiamo portato fatti e prove, oltre alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia - ha detto ancora Ingroia - La giustizia arriva sempre, anche a distanza di 40 anni».Prima dell'avvio della requisitoria del Procuratore aggiunto Ingroia, il pm Sergio Demontis ha prodotto nuova documentazione agli atti. Si tratta di una vecchia sentenza a carico di Michele Guizzardi, un mafioso condannato per sequestro e di un allegato di una relazione della Commissione nazionale antimafia risalente al 1972 e una nota della Squadra mobile di Palermo di un mese fa sul neo pentito Rosario Naimo. Dopo una breve Camera di consiglio la Corte d'Assise ha accolto tutte le richieste dell'accusa. Ad accusare Riina c'è proprio l'ultimo pentito di mafia Rosario Naimo, secondo il quale il capomafia corleonese sarebbe stato il mandante non solo dell'omicidio del giornalista de L'Ora Mauro De Mauro, ma anche di Calogero Bagarella, fratello del più noto boss Leoluca Bagarella, ucciso nella strage di viale Lazio a Palermo. Naimo, nell'ultima udienza, interrogato dal pm aveva raccontato di avere appreso dal mafioso Emanuele D'Agostino che De Mauro era stato ucciso «perchè scriveva articoli contro la mafia».

Adnkronos

''Buchi neri e depistaggi''

4 marzo 2011
Palermo.
In passato, nelle indagini per il sequestro e l'omicidio del giornalista Mauro De Mauro, scomparso da Palermo la sera del 16 settembre 1970 «ci sono state zone d'ombra, menzogne, ma anche buchi neri e depistaggi». È la denuncia del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che prosegue la sua requisitoria nel processo De Mauro iniziata oggi. L'unico imputato è il capo mafia Totò Riina che, collegato in videoconferenza dal carcere Opera di Milano ascolta impassibile le parole del magistrato che rappresenta l'accusa. «Ci sono stati troppi depistaggi, troppe deviazioni e coperture negli anni per arrivare alla verità sull'omicidio De Mauro -ha detto ancora Ingroia- indagini che ebbero battute d'arresto con prove sottratte e l'elenco sarebbe molto lungo. Come la frettolosa apertura del cassetto di Mauro De Mauro della sua scrivania al giornale 'L'orà prima che arrivassero gli inquirenti e i famigliari. Una apertura improvvida con manoscritti spariti e appunti strappati per non parlare del nastro che De Mauro ascolatava e riascoltava e che non è mai stato rinvenuto». Ingroia parla poi di «testi sconcertanti» e cita il commercialista Antonino Buttafuoco e le «dichiarazioni tardive dell'ex direttore del 'Giornale di Sicilia' Roberto Ciuni». E parla, quindi, «di testimonianze che hanno impedito negli anni l'accertamento della verità e ritardato in modo imperdonabile l'appuntamento con la giustizia arrivato solo 40 anni dopo con un processo».

Adnkronos

''Dietro omicidio non ci fu solo Cosa Nostra''

4 marzo 2011
Palermo.
«Dietro l'omicidio di Mauro De Mauro non c'era solo Cosa nostra ma c'erano anche altri ambienti e personaggi interessati, altre organizazioni non mafiose alleate con Cosa nostra». È la denuncia del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che prosegue la sua requisitoria del processo per il sequestro e l'omicidio di Mauro De Mauro avvenuto il 16 settembre 1970. Cita anche la vicenda «connessa alla morte, anzi direi l'omicidio di Enrico Mattei e l'organizzazione del golpe Borghese. Emerge lo scenario del coinvolgimento non solo di Cosa nostra ma di altri ambienti criminali come la destra golpista, la massoneria deviata e altri ambienti corrotti. Per questo motivo quello di Mauro De Mauro non è stato solo un delitto di mafia». Il pm parla, quindi, di un «delitto preventivo» perchè «De Mauro non venne ucciso per vendetta ma perchè non facesse qualcosa. Cosa nostra non uccide quasi mai per vendetta ma per evitare che venga danneggiata».

Adnkronos



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