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giovedì 10 marzo 2011

L'Espresso: Brusca, ''Nel '70 soldi boss in attivita' premier''



10 marzo 2011
Roma.
Torna davanti ai magistrati della Procura di Palermo Giovanni Brusca, l'attentatore di Capaci passato tra i ranghi dei collaboratori di giustizia.
      
E riempie pagine di verbali, tra l'altro, su presunti investimenti che la mafia avrebbe fatto, negli anni '70, nelle attività imprenditoriali di Silvio Berlusconi e tentativi di avvicinamento del premier, da parte di Cosa nostra, nel 1993, alla vigilia della sua discesa in politica. Le dichiarazioni del pentito - alcune nuove e inedite, molte altre già rese ai pm e in processi come quello al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri - sono state pubblicate dal settimanale 'L'espresso' che domani sarà in edicola. La Procura di Palermo potrebbe depositare i verbali, acquisiti nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, agli atti del processo al generale dei carabinieri Mario Mori, accusato di favoreggiamento aggravato. Dopo anni di silenzio, dunque, l'ex boss di San Giuseppe Jato che avrebbe continuato a gestire, all'insaputa degli inquirenti, un vero e proprio tesoro, sarebbe tornato a fare il nome di Berlusconi e Dell'Utri approfondendo verità già dette e svelando nuovi particolari. Una mossa, quella del boia di Capaci, che potrebbe però rivelarsi un boomerang. Il pentito, infatti, alle prese con nuovi guai giudiziari proprio per le ricchezze illecite accumulate, starebbe tentando di riaccreditarsi per evitare la revoca del programma di protezione, ma, svelando cose mai dette, rischierebbe grosso, visto che la legge impone ai pentiti un termine entro il quale riferire quanto a loro conoscenza. Oltre ai presunti investimenti della mafia nelle attività economiche di Berlusconi, Brusca avrebbe raccontato che l'allora imprenditore dava al clan Bontate 600 milioni l'anno: versamenti cessati dopo l'assassinio del boss e ripresi quando il capomafia Ignazio Pullarà piazzò dell'esplosivo davanti alla casa milanese del premier di via Rovani. Brusca avrebbe poi ricordato i tentativi di agganciare Berlusconi tramite lo stalliere di Arcore Vittorio Mangano, - argomento di cui il collaboratore ha già parlato -, facendo intendere, sostiene L'Espresso, però, che l'ambasciata avrebbe avuto buon esito. Il pentito racconta anche che il boss Raffaele Ganci aveva rassicurato Totò Riina che Dell'Utri «era a disposizione». Già note, invece, le dichiarazioni del collaboratore sull'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e sul suo ruolo nella cosiddetta trattativa. Circostanza sempre smentita dall'ex politico democristiano.

ANSA

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